Petrolio sopra i 47 dollari al barile, corrono Eni, Saipem e Tenaris: durerà?

ARABIA ACCETTA TAGLI, GREGGIO RIPARTE – L’inversione ad “u” della politica dell’Arabia Saudita, che al meeting Opec di Algeri ha accettato di tagliare la produzione per sostenere un rialzo dei prezzi del greggio (oggi il future sul petrolio Wti si mantiene sui 47 dollari al barile toccati ieri sera a Wall Street), dopo che per due anni ha prodotto quanto più possibile senza badare al prezzo, potrebbe sostenere a breve termine il rialzo dei titoli petroliferi, ma non è detto sia sufficiente a medio termine.

BUONE NOTIZIE PER KASHAGAN – Se per la prima volta da otto anni l’Opec ha trovato l’intesa per limitare tra 32,5 e 33 milioni di barili al giorno la produzione del cartello, notano molti analisti, un prezzo del greggio stabilmente sopra i 50 dollari al barile renderà redditizi progetti come quello del maxigiacimento di Kashagan, di cui Eni, Exxon, Shell e Total possiedono quote paritetiche del 16,81%, che dunque andrà finalmente in produzione ad un decennio di distanza dalla sua scoperta.

PRODUZIONE DESTINATA A CRESCERE COMUNQUE – La Russia dal canto suo ha appena raggiunto gli 11,1 milioni di barili di petrolio al giorno di produzione in settembre, quasi 400 mila in più di agosto, mentre l’Iran è stato esentato da ogni limitazione e paesi non-Opec come Messico e Norvegia stanno già incrementando la produzione petrolifera. Così nonostante un prezzo del greggio più alto di quanto visto nel corso dell’estate, l’accumulo di scorte sembra destinato a proseguire anche nel 2017.

RIMBALZO AVRA’ VITA BREVE? – In questo modo lo bilancio tra offerta e domanda potrebbe non riassorbirsi nei tempi finora previsti. Il rimbalzo dei petroliferi, che oggi vedono ad esempio Eni risalire del 4% a 12,85 euro per azione, Tenaris segnare +7% a 12,25 euro e Saipem oscillare a +6,4% sulla soglia dei 37 centesimi per azione, potrebbe avere difficoltà ad estendersi più di tanto nel medio termine. Ottima occasione di trading, dunque, ma investire stabilmente in titoli petroliferi sembra essere ancora una scommessa rischiosa.

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