Mercati emergenti, la settimana si preannuncia volatile

INCOGNITA FED – Cosa vuole fare la Federal Reserve? Ancora non è chiaro e se la maggior parte degli analisti si attende un rialzo dei tassi di un quarto di punto a dicembre, le ultime parole di Janet Yellen, venerdì scorso in occasione della conferenza annuale della Fed a Boston, hanno dato l’impressione che il presidente della banca centrale Usa intenda lasciar correre ancora un poco l’economia per compensare ai danni causati dalla crisi del 2008-2009.

EMERGENTI SI INDEBOLISCONO – Questo a sua volta ha innescato vendite sui mercati emergenti stamane, perché se da un lato l’idea che la Fed possa accettare un’inflazione anche leggermente superiore al 2% e una disoccupazione sotto il 5% per qualche mese in più di quanto finora previsto è positiva per i mercati emergenti in termini di possibili maggiori esportazioni, il fatto che la Fed possa voler con questi annunci iniziare a irrigidire leggermente la curva, incrementando lo spread tra tassi a breve e a lungo termine, rischia di fare male ai mercati obbligazionari emergenti, le cui valute sono tornate a perdere quota contro dollaro stamane.

SETTIMANA RICCA DI DATI MACRO – Questa settimana vi saranno poi numerosi dati macro che potrebbero contribuire a fare maggiore chiarezza sull’effettivo stato di salute dell’economia a stelle e strisce e pertanto produrre contraccolpi sui mercati e sulle valute emergenti, tra cui la produzione industriale Usa (in giornata), l’inflazione Usa (domani) e il Pil cinese, mercoledì. Non è dunque da escludere che la settimana possa rivelarsi piuttosto agitata sui mercati emergenti, almeno in termini di volatilità intraday.

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