Il prezzo dei titoli sarà attorno a 4,3 euro per azione. “Un valore che”, ricorda l’associazione dei consumatori Aduc, “sostanzialmente dimezza il prezzo di 8,65 cui sono state assegnate”
Di conseguenza, attraverso un articolo scritto sul web da Giuseppe D’Orta, l’Aduc consiglia ai risparmiatori che si sono visti assegnare le azioni in cambio dei bond subordinati di vendere i titoli per diversi motivi.
1) I portatori dei bond subordinati, sottolinea D’Orta nel sito delll’Aduc, sono quasi sempre comuni risparmiatori, spessissimo clienti del Mps, i quali credevano di detenere normali obbligazioni della banca. Non hanno le capacità, tecniche e personali, per maneggiare azioni. Se si è comuni risparmiatori, e ci si trova per le mani uno strumento che non si conosce, occorre liberarsene immediatamente. Ciò al di là di qualsiasi altra considerazione.
2) I detentori dei bond stanno soffrendo da molto tempo, e vendere le azioni rappresenta un primo passo -seppur doloroso- verso la soluzione del problema.
3) Nel caso in cui le azioni scendessero ancora di prezzo in futuro, l’ulteriore perdita di valore potrebbe non essere riconosciuta in un eventuale giudizio poiché la scelta di mantenerle in portafoglio è stata del risparmiatore, e non è conseguenza diretta della conversione del bond in capitale.
4) Ancora, nel caso in cui le azioni scendessero ancora, persone non abituate a maneggiarle e incapaci di venderle a – 50% circa non le venderebbero mai più.
5) Ma se il prezzo delle azioni dovesse risalire? “Per compensare una perdita del 50%”, fa notare l’Aduc, “occorre un rialzo del titolo pari al 100%. Il comune risparmiatore non è in grado di sopportare perdite come quelle di cui stiamo parlando, per importo e per tipologia. Si corre pertanto il serio rischio di vendere al primo rialzo che porta il titolo in verde”.
6) Infine, ma non meno importante: la strada per rifarsi passa per quasi tutti per i ricorsi all’Arbitro della Consob (Acf) cioè le cause vere e proprie.