Giuliani: “Ecco come Timone crescerà in Azimut”

Riuniti ieri a Montecarlo per la convention annuale del gruppo Azimut, gli aderenti al Patto di Sindacato – un pool di circa 1.600 consulenti finanziari, manager, gestori e dipendenti che detengono assieme una quota del 15% nel capitale della società fondata e oggi presieduta da Pietro Giuliani (nella foto)Pietro Giuliani (Azimut Holding) – hanno deciso di avviare un progetto di studio e valutazione di una potenziale operazione di rafforzamento che potrebbe portarli a ridosso della soglia d’Opa (25%), oltre la quale non intendono spingersi.

Gli acquisti annunciati. Un 10% che ai corsi attuali vale poco più di 235 milioni di euro – avrebbero non soltanto l’obiettivo di rafforzare la partecipazione del Patto nella società ma anche quello, al tempo stesso, di sostenere la crescita futura del gruppo che negli ultimi anni ha iniziato a crescere anche per linee esterne, annettendo numerose boutique di fondi, in particolare in Australia. L’operazione allo studio, secondo quanto ha indicato la società stessa in una nota, potrebbe essere strutturata mediante l’acquisto di titoli a leva o tramite un finanziamento.  Obiettivo dichiarato è di effettuare l’operazione entro l’anno, qualora le condizioni di mercato lo consentano.

Timone crescerà ma sotto la soglia d’Opa. La decisione da parte di Timone Fiduciaria di rafforzare la presa su Azimut H. “non è difensiva”. È quanto ha assicurato il fondatore della società e presidente del Patto di Sindacato di Timone, Pietro Giuliani, nel corso di un incontro con la stampa a margine della convention di gruppo a Montecarlo. Nei mesi scorsi, Giuliani aveva più volte lamentato come Azimut fosse finita nel mirino di alcuni grandi fondi ribassisti e prima dell’estate aveva scritto alla Consob per sensibilizzare l’authority sul tema. Una situazione che aveva anche portato lo stesso Giuliani, in occasione di diverse interviste, a ipotizzare una manovra che avrebbe potuto infine sfociare in un’Opa ostile, dopo aver depresso artificiosamente il titolo a Piazza Affari. Nei confronti di possibili manovre sulla società comunque “non abbiamo bisogno di difenderci, perché siamo auto immuni”, ha ribadito il patron di Azimut. “Se qualcuno volesse comprarci contro la nostra volontà, deve aver chiaro da subito che acquisterebbe solo un marchio, perché noi usciremmo e ricostruiremmo la società”.
Approfittare della sottovalutazione del titolo. La volontà di Timone di portarsi a ridosso della soglia d’Opa è invece legata “alla volontà di approfittare della sottovalutazione attuale del titolo”, ha aggiunto Giuliani, spiegando che “i nostri competitor in Borsa oggi valgono più di noi, pur crescendo meno e facendo meno utili. Penso dunque che non siano sopravvalutati, ma che siano prezzati il giusto: quelli a sconto siamo noi ed è per questo che compriamo”. Giuliani, che all’interno di Timone Fiduciaria detiene una quota personale dello 0,5%, si è detto “molto bullish sul titolo. La mia quota crescerà di molto”.

Niente delisting. “Sicuramente non usciremo dalla Borsa, anche se questa ipotesi ci era stata suggerita quando il titolo era depresso. Saremo poeti, ma queste cose proprio non ci piacciono”, ha aggiunto Giuliani

Utile e dividendo da sogno. In occasione della convention di Montecarlo, Azimut ha inoltre comunicato alcune stime relative alla chiusura dell’ultimo esercizio. In particolare, la società di via Cusani prevede di chiudere il 2017 con il secondo miglior utile netto consolidato della sua storia – compreso tra 215 e 225 milioni di euro – e si prepara a remunerare i soci con un dividendo unitario di 2 euro, raddoppiato rispetto all’anno precedente. Nel dettaglio, un euro verrà corrisposto per cassa e la parte restante verrà regolata in natura, utilizzando le azioni proprie di cui la società dispone. Nel complesso, il payout è superiore al 100% e lo yield corrispondente è del 12%.

 

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