Il consulente atterra su base Alpha

Un approccio innovativo,
 che consente ai consulenti
di esprimere al meglio le loro potenzialità: è quello di 4Timing Sim. Ne abbiamo parlato con l’amministratore delegato, Eugenio de Vito (nella foto).

Su cosa si basa l’approccio di 4Timing Sim alla consulenza?


Ci sono due modi per stimolare 
il comportamento delle persone: manipolarlo o ispirarlo. La manipolazione è la tattica utilizzata dal sistema finanziario tradizionale, che attira i consulenti attraverso la leva dei bonus di reclutamento, del brand, degli uffici lussuosi e di altri luccicanti gadget poco propedeutici alla propria attività professionale. Se è vero che questa tattica può stimolare il comportamento degli addetti ai lavori, portando a risultati di breve periodo, è però altrettanto vero che non provoca cambiamenti duraturi, di fiducia o fidelizzazione. Viceversa, ispirare
 il comportamento delle persone è sicuramente molto più complicato, ma porta a creare una coscienza partecipativa intorno a un progetto condiviso volto alla creazione di risultati duraturi.

In che modo 4Timing Sim rappresenta un’alternativa rispetto alle altre realtà?

Gli aspetti fondamentali che identificano un progetto di 
lavoro sono tre. Il “cosa”: facili
da identificare, riguardano gli strumenti utilizzati per raggiungere il proprio obiettivo, come i prodotti e i servizi a disposizione. Il “come”: rappresentano la value proposition, la proposta distintiva di valore dell’azienda che la differenzia dalle altre. Un particolare modello di gestione o di controllo del rischio, per esempio, sono considerati fattori differenzianti e motivanti; tuttavia da soli non sono sufficienti a perfezionare una decisione. Il “perché”: la motivazione, la convinzione profonda che spinge a operare in una determinata direzione. Poche aziende sono capaci di spiegare con chiarezza perché fanno ciò che fanno, lo scopo, la causa. 4Timing Sim nasce con un perché molto forte: vogliamo distinguerci dallo status quo di un sistema bancario dominato dal conflitto d’interesse, che negli anni ha dimostrato di pensare più alla propria redditività che al bene del cliente. Vogliamo farlo lavorando in un’azienda che parta da presupposti professionali diversi, utilizzando strumenti e strategie di gestione differenti, innovative e proiettate verso l’evoluzione della consulenza finanziaria, lavorando per il cliente tramite una banca, e non il contrario.

Cosa intende con questa frase?

Oggi i clienti pagano molto per essere spesso lasciati in balia dei mercati. Nel migliore dei casi hanno la fortuna di avvalersi di un consulente attento che, facendo del proprio meglio, lavora in conflitto d’interessi e con il rischio di gestione surrettizia.
 Un professionista che percepisce mediamente tra il 13% e il 18% (fonte MedioBanca, n.d.r.) di quanto paga il cliente, pur rappresentando l’unico anello di congiunzione tra questo e la struttura. Desideriamo fornire un senso di appartenenza a chi nutre un’esigenza di distinzione e di unicità, proponendo un inedito punto di vista sul valore aggiunto che il cf può esprimere, mettendolo in condizione di fare
la differenza nella relazione con
il risparmiatore, offrendogli un servizio con precise caratteristiche. In dettaglio: gli obiettivi del
 cf sono allineati a quelli del cliente, perché remunerato per la qualità della consulenza offerta 
e non per la quantità di prodotti venduti; si utilizzano modelli gestionali personalizzabili di controllo del rischio, inteso soprattutto come capacità di sopportare perdite sul patrimonio, Mifid 2 compliant; si uniscono competenze interdisciplinari per
 la pianificazione patrimoniale 
e successoria, individuando
i professionisti in grado di coadiuvarci nella gestione del cliente e degli strumenti più efficaci per farlo: non solo polizze, che rischiano di essere strumentali
alla vendita. La condivisione e trasparenza d’intenti, insieme al riallineamento dei rendimenti
tra cliente e mercati, consentono
al cf di lavorare con serenità, trasmettendo autenticità nelle relazioni e ottenendo in cambio fiducia di lungo periodo: quello 
che noi chiamiamo “l’Alpha del consulente”.

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