Il gestore che non teme il populismo (ma altro) in Italia

Lo scorso 5 giugno si è svolto un incontro milanese con la stampa organizzata da Natixis Investment Managers. Un’occasione per sfruttare la presenza sul territorio italiano di David Lafferty (nella foto), chief market strategist del gruppo. A margine di un approfondimento generale sui temi caldi dell’economia mondiale (che possiamo molto brevemente riassumere con alcuni manifesti verbali: crescita globale non sincronizzata, occhio alla risalita del dollaro, poco interesse sui bond UE nel lungo termine, cresce la qualità del comparto bancario internazionale), si è anche discusso, come chiede l’attualità, delle aspettative sul fronte dei mercati italiani.

L’equity italiano, ha commentato Lafferty, non offre molti spunti di interesse ma il vero elemento di rischio, al di là di un governo a più voci definito di stampo “populista”, è la confusione sulle prospettive politiche del Paese. L’Italia, precisa Lafferty “ha bisogno di riforme strutturali per potere riprendere il cammino della crescita. Serve flessibilità fiscale e da questo punto di vista l’Unione Europea sarebbe meglio se concedesse maggiori possibilità di manovra in riferimento ai budget. Ciò detto, rimango altresì convinto dell’impossibilità oggettiva di uscire dall’unione monetaria, i coi costi sarebbero certamente superiori ai benefici per l’Italia. La difficile strada intrapresa dalla Gran Bretagna nei confronti della Ue è lì a dimostrarlo. E pensate che nel loro caso è già presente una valuta autonoma“. A buon intenditor, verrebbe da dire, poche parole.

A chiudere la giornata di approfondimento è stato poi il country head nostrano Antonio Bottillo, con una riflessione finale sui futuri trend dell’asset allocation “Non ci si può più focalizzare sulle singole asset class, ma bisogna imparare a considerare la gestione del rischio di portafoglio a livello globale. Credo onestamente che dopo il boom dei multi asset, sarà necessario pensare a nuovi alternative per la gestione della liquidità, come per esempio i prodotti long-short o i comparti global macro”.

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