Fondi, l’asset manager italiano compra a Dublino

L’Irlanda conquista appeal presso i gestori a caccia di legislazioni fiscali vantaggiose per domiciliare i propri fondi con passaporto europeo. È uno degli elementi che si ricavano dall’ultima Relazione annuale della Consob. L’organismo presieduto da Mario Nava rileva che nel 2017 il numero di fondi esteri commercializzati in Italia è arrivato a quota 5.055 contro i 4.943 del 2016, mettendo a segno un progresso del 2% circa. In particolare è diminuito il numero delle società con sede in Lussemburgo (-18 unità), mentre è cresciuto significativamente il numero di quelle domiciliate in Irlanda (+19 unità).

 

Indicatori in crescita – Complessivamente il patrimonio riferibile ai prodotti del risparmio gestito è cresciuto del 4%arrivando a 1.923 miliardi di euro. Un risultato al quale hanno contribuito in parte le performance positive dei mercati finanziari e per il resto la capacità dell’offerta di intercettare la domanda di investimento delle famiglie che non trovano più risposte adeguate in soluzioni tradizionali come i titoli di Stato, per non parlare delle obbligazioni societarie che hanno perso quota dopo gli scandali degli anni passati.

Nel 2017 il patrimonio gestito riferibile ai fondi comuni commercializzati nella Penisola è salito a 984 miliardi di euro dagli 886 del 2016, mettendo a segno un progresso dell’11% circa. Gli italiani restano investitori prudenti, tanto che la composizione per asset class vede sempre prevalere la componente obbligazionaria, davanti alle strategie flessibili e all’azionario. Se si fa un confronto con i dati del 2011 emerge con forza il declino dei fondi monetari e hedge (questi ultimi peraltro marginali in termini di consistenze), a fronte di una sostanziale stabilità dei fondi azionari e della crescita dei bilanciati e flessibili.

 

Cala l’esposizione ai titoli di Stato – La raccolta netta dei fondi comuni nel 2017 è stata di ben 75 miliardi di euro, in forte accelerazione dai 40 miliardi dell’anno precedente.Circa la metà del patrimonio degli Oier aperti di diritto italiano risulta investito in quote di Oicr e titoli di Stato italiani, con quest’ultima componente che va perdendo incidenza nel corso del tempo. Un trend verosimilmente destinato a rafforzarsi nei trimestri a venire, considerato che l’era dei tassi zero nell’Eurozona si va esaurendo e i rialzi che verranno penalizzeranno i corsi dei bond già in circolazione.

Quanto ai fondi collegati a polizze unit linked, nel corso dell’anno l’incidenza delle gestioni flessibili è cresciuta portandosi dal 50 al 53% circa del patrimonio gestito. Anche nel 2017, predominano i fondi non assistiti da alcuna garanzia, il cui patrimonio rappresenta l’88% circa del totale del patrimonio dei fondi collegati a polizze a contenuto finanziario.

 

L’occhio della vigilanza – La relazione della Consob riserva un approfondimento alla vigilanza svolta sulle società di gestione del risparmio. A questo proposito l’istituto segnala di aver inviato lo scorso anno 16 richieste formali di dati e notizie e di aver tenuto 21 incontri con esponenti delle aziende del settore. A conclusione degli accertamenti effettuati, la Consob ha inviato 26 lettere di contestazione a due Sgr e a 24 esponenti aziendali delle stesse. In particolare, le analisi hanno avuto ad oggetto i profili di correttezza dei comportamenti connessi alle scelte di investimento dei fondi gestiti, anche in termini di aderenza di queste scelte alla politica di investimento rappresentata nella documentazione di offerta. Mentre, quanto ai market funds, è stata analizzata la coerenza delle scelte di gestione con il grado di scostamento dal benchmark definito nella documentazione d’offerta: l’obiettivo è stato di capire da una parte se i gestori rispettavano quanto dichiarato e dall’altro se effettivamente facevano gestione attiva o semplicemente si limitavano a replicare a grandi linee l’indice preso come riferimento: su entrambi i fronti sono emerse irregolarità.

 

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