Pharus, storia e opere di una casa d’investimenti

A Mendrisio, in Svizzera, al numero 7 di via Pollini, le bocche restano rigorosamente cucite. Nessuna parola, nessun commento, nessun comunicato ufficiale. Eppure in Italia sono in tanti che vorrebbero sapere se Pharus Management, società di gestione che nella cittadina elvetica ha il suo quartier generale, ha in qualche modo a che fare con i soldi della Lega. Si tratta, come sa bene chi ha seguito le cronache politiche degli ultimi mesi, di quei rimborsi elettorali che il partito del Carroccio deve restituire allo Stato italiano, per un totale di ben 49 milioni di euro, dopo una sentenza della magistratura di Genova. I giudici del capoluogo ligure hanno infatti stabilito che la Lega, nel periodo 2008-2010 quando era segretario Umberto Bossi e tesoriere Francesco Belsito, ha sottratto all’erario un bel po’ di quattrini sotto forma di rimborsi elettorali illeciti. Ora, anche se la leadership del partito è cambiata, spetta all’attuale gruppo dirigente restituire il maltolto.

LA PISTA LUSSEMBURGHESE – Il segretario Matteo Salvini dice che i soldi per pagare 49 milioni non ci sono ma Stefano Aldovisi, uno dei tre revisori dei conti della Lega ai tempi della segreteria di Bossi, ha messo in guardia i pm genovesi. Come ha raccontato nei mesi scorsi il Corriere della Sera, Aldovisi sostiene che nel 2012 le somme presenti nelle casse del partito superavano i 40 milioni di euro mentre nel 2017, cioè appena 5 anni dopo, le disponibilità si erano ridotte a poco più di 3 milioni di euro. Che fine hanno fatto tutti quei soldi? E soprattutto: che c’entra in tutta questa vicenda Pharus Management, una società di gestione che ha una storia lunga alle spalle ma in Italia non è certo conosciuta dal grande pubblico? Nelle loro indagini i pm genovesi hanno ipotizzato che una parte di quel denaro, per un totale di 10 milioni di euro, sia finito negli sportelli della Sparkasse di Bolzano e poi nei fondi di Pharus Management Lux SA, controllata lussemburghese del gruppo Pharus. Di quei 10 milioni, circa 3 sarebbero poi rientrati successivamente in Italia. Stanno davvero così le cose ? I magistrati di Genova stanno cercando di scoprirlo, anche attraverso una rogatoria in Lussemburgo. A quanto risulta oggi, però, Pharus non è indagata. Anzi, secondo una ricostruzione del Fatto Quotidiano la società starebbe collaborando attivamente con gli inquirenti per tracciare i movimenti di denaro.

LONTANI DALLA POLITICA – In effetti, sorprende un po’ vedere a una vicenda politica di tale spessore associata al nome di una società di asset management diretta da due professionisti che dalla politica si sono sempre tenuti a debita distanza. Stiamo parlando di Davide Berra (nella foto a destra), il fondatore del gruppo Pharus e del suo amico e collega di lunga data Davide Pasquali (nella foto in basso a sinistra) . Il loro sodalizio professionale inizia nel 1992 . Entrambi hanno già mosso i primi passi a Milano, verso la fine degli anni ’80, quando a Piazza Affari c’era ancora il mitico mercato delle grida e gran parte degli ordini di compravendita dei titoli non avveniva per via telematica ma attraverso gli operatori presenti nel parterre della borsa. Erano anni turbolenti e di grande trasformazione, in cui ogni tanto si assisteva alle scorribande sul mercato dei raider del capitalismo italiano come Raul Gardini o Carlo De Benedetti. Berra è figlio d’arte, viene da una famiglia di private banker che lavorano nella finanza da decenni. A Milano si è fatto le ossa ma poi, nel 1998, decide di iniziare da solo una nuova avventura professionale. Come sede della sua nuova società, la Pharus, sceglie una villettina di Mendrisio (nella foto in alto a sinistra), dove inizia a lavorare da solo con il suo assistente. Dopo poco, però, lo raggiunge Pasquali e il business inizia pian piano a crescere. Da una semplice società di investimenti fondano nel 2002 una loro Sicav che oggi ha masse in gestione per oltre 750 milioni di euro, con 30 diversi comparti d’investimento (dati aggiornati al 2017) .

GESTORI NEL GRANDUCATO – Poi, nel 2007 Berra e Pasquali ottengono la licenza per la gestione di investimenti collettivi di capitale (per esempio di fondi comuni; n.d.r.) e nel 2012 creano finalmente la loro controllata lussemburghese: la Pharus Management Lux SA, salita agli onori delle cronache in questi mesi con l’inchiesta sui fondi della Lega. Si tratta di una ManCo, una management company che, oltre a gestire fondi comuni o hedge fund, supporta le società di gestione più piccole o le banche che vogliono affidare all’esterno alcune attività e servizi come il risk management, l’investment management, la distribuzione dei prodotti e l’ assistenza legale. A guidare la controllata lussemburghese è una donna: Lidia Palumbo, che ha alle spalle una lunga esperienza dirigenziale in società di revisione e in fondi d’investimento di diritto lussemburghese. Uno dei dirigenti di Pharus Management Lux Sa, in qualità di general manager e risk officer, è anche Luigi Vitelli. Pure lui ha una lunga esperienza nel settore del risparmio gestito, avendo lavorato in Lussemburgo per diversi gruppi finanziari fino a diventare chief risk & compliance officer di Duemme International Luxembourg S.A. (Gruppo Mediobanca).

TESTA IN SVIZZERA, BUSINESS IN ITALIA- Tra i dirigenti di  Pharus Management Sa, la società che opera nel quartier generale di Mendrisio, c’è invece Stefano Camnasio (vice direttore), che è stato per 13 anni alla guida della società svizzera di asset management West One Gestion, c’è Stefano Reali (altro vicedirettore), milanese, che ha alle spalle una carriera di gestore azionario nel gruppo Ras (poi divenuto Allianz) e infine c’è Leila Graziani, che sovrintende alle attività di gestione del rischio. Il management di Pharus, dunque, è composto in gran parte da italiani, anche se le sedi del gruppo sono dislocate tra la Svizzera e il Granducato del Lussemburgo. Al vertice di tutto, però, ci sono loro due: Berra e Pasquali, uno con il ruolo di presidente di Pharus Holding, cioè della capogruppo, e l’altro con la carica di presidente di Pharus Sicav. Anche il business della società di concentra in Italia, poiché Pharus vende i propri fondi nella Penisola attraverso diverse banche e reti di consulenza finanziaria, per esempio con il gruppo Ubi , con Banca Generali, con Carige, con il Credit Suisse  e con diversi operatori del private banking come Banca Intermobiliare o Banca Profilo.

INDIPENDENTI PER NATURA- “La nostra è una storia semplice e ha un filo conduttore che da sempre ci accompagna: l’indipendenza”, scrive Berra in un lungo editoriale pubblicato sul sito della società, dove ripercorre vent’anni di storia del gruppo. “L’italiano tende ad andare in banca e a fidarsi di ciò che gli viene proposto. Cercheremo, nel nostro piccolo, di combattere questa battaglia facendo leva su tre pilastri: contenuti, qualità del servizio e tecnologia”, continua Berra, ricordando poi che quella villetta di Mendrisio in cui nacque Pharus è ormai diventata un palazzo a 5 piani (nella foto qui in alto a destra), segno della notevole crescita del gruppo in oltre 4 lustri di vita. Anche Pasquali lavora lì. Conversando con lui, capita spesso di sentirlo smentire molti luoghi comuni sulla Svizzera, un paese che ancora troppi italiani considerano poco più che un paradiso fiscale dove nascondere i soldi. E invece, per Pasquali la Confederazione elvetica è sì un paradiso, ma per vivere e fare impresa. I servizi funzionano, la burocrazia non ostacola chi vuole investire e anche la professione di asset manager è meglio svolgerla lì, aldilà del confine che separa l’Italia dal Canton Ticino. Ed è proprio lì che Berra e Pasquali, Davide&Davide, continuano la loro avventura imprenditoriale, vicini professionalmente l‘uno all’altro e lontani dalla politica.

 

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