Invesco chiama a raduno i consulenti finanziari

Radici, motore per la crescita. Si intitola così l’evento che Invesco ha organizzato per domani, 4 dicembre,  al Suprestudiopiù di Milano a partire dalle 15,  dedicato a clienti professionali e  consulenti finanziari. Di seguito l’intervista che Giuliano D’Acunti (nella foto), responsabile commerciale della società, ha rilasciato ad ASSET CLASS, sul numero di novembre del mensile.

C’è una parola che Giuliano D’Acunti,responsabile commerciale di Invesco in Italia, 44 anni, lucano doc di Palazzo San Gervasio (Potenza),pronuncia spesso quando parla delle strategie della società ma anche delle prospettive dell’industria internazionale del risparmio gestito. Questa parola è Radici, come quelle che una solida casa di gestione deve avere, per svolgere al meglio il suo compito di valorizzare nel tempo i risparmi dei clienti. Non a caso, Invesco ha scelto proprio il termine Radiciper identificare il tema centrale dell’evento che si terrà il prossimo 4 dicembrea Milano, dove incontrerà come ogni anno il mondo dei gestori, dei private banker e dei consulenti finanziari. Le radici rappresentano infatti un elemento di stabilità, sono sempre ben saldate al terreno, penetrano nel sottosuolo aggirando e superando gli ostacoli per trovare le risorse necessarie per lo sviluppo e la crescita. Allo stesso modo, una società di asset management che sa fare bene il suo mestiere deve avere un solido radicamento nei mercati e nei paesi in cui opera, adattandosi alle mutevoli condizioni delle piazze finanziarie internazionali e dell’industria del risparmio. “La metafora della pianta che cresce e germoglia partendo proprio dalle radici”, dice D’Acunti, “ben si addice a una realtà come quella di Invesco, una società nata negli Stati Uniti che si è poi espansa a livello internazionale, dall’Europa all’Asia, e che ha esplorato mondi diversicome quello dei prodotti a gestione passiva, i quali si affiancano al business originario dei fondi comuni attivi”. Ma la scelta di questa metafora ha anche un altro significato: rappresentare la storia di una società come Invesco che ha saputo diversificare la sua attività e creare valore per gli investitori senza mai rinnegare le proprie origini. “La nostra società”, dice ancora D’Acunti, “vuole essere in sostanza quello che è sempre stata: un asset manager specializzato nella gestione dei risparmi, che non ha mai sconfinato in altri business come quello bancario o nell’investment banking, concentrandosi su ciò che ha sempre saputo fare meglio”.

Il mestiere dell’asset manager, però, oggi non sembra essere più facile come negli anni scorsi, con i tassi d’interesse ancora così bassi e i mercati finanziari che si muovono sull’altalena. Cosa nel pensa? 

 E’ vero. Ci troviamo infatti di fronte a sfide impegnative. Bisogna far comprendere ai risparmiatori e ai clienti la necessità di allungare l’orizzonte temporale del loro investimento e di acquisire anche un po’ più di rischio nei loro portafogli, seppur nell’ambito di strategie ben diversificate. Mi rendo conto che si tratta di un cambiamento quasi epocale, di un sovvertimento di quelle che sono state tutte le logiche dell’industria del risparmio degli ultimi venti o trent’anni, soprattutto in Italia dove molti risparmiatori acquistavano titoli di stato per poi ottenere rendimenti consistenti, anche senza scadenze troppo lunghe.

 Dunque, come conviene affrontare questa fase? 

Partiamo innanzitutto da qualche considerazione sulla componente dei portafogli dedicata ai bond. Il mercato obbligazionario resta ancora difficile ma, con la giusta selettività e affidandosi all’esperienza di un buon gestore che ha dimostrato nel tempo la capacità di raggiungere i risultati, è indubbio che oggi ci siano molte più opportunità rispetto al passato. C’è per esempio un Btp decennale che, pur incorporando un livello di rischio da non trascurare, rende oltre il 3%. Considerazioni analoghe possono essere fatte per i Treasury bond, i titoli di stato americani che oggi danno interessi ben più generosi che in passato. Negli Stati Uniti il costo del denaro ha già imboccato un trend crescente che non favorisce i bond ma noi riteniamo che i rialzi siano ormai in fase avanzata. La prospettiva di rivedere i rendimenti del Treasury attorno ai 5 punti percentuali in tempi brevi non ci appare realistica. La situazione sembra migliore anche tra il debito dei Paesi emergenti, che ha sofferto nei mesi scorsi anche per la debolezza delle valute locali.  Ovviamente, nel settore obbligazionario ci sono ancora delle asset class che non incontrano il nostro favore.

 Quali sono? 

Per esempio i titoli di stato europei in generale, che hanno ancora valutazioni alte e rendimenti bassi. In Europa piacciono invece gli obbligazionari a spread, cioè tutto ciò che non rientra nella categoria dei governativi. La considerazione vale sia per i bond con rating sopra l’investment grade (la Tripla B, n.d.r), sia per quelli con valutazioni inferiori (high yield). In una fase in cui il ciclo economico è positivo, crediamo che anche il settore del debito societario possa avere buone performance.

Su quali prodotti punterete di più nei prossimi mesi? 

Negli ultimi anni, mentre sono cambiate le situazioni sociali e politiche a livello internazionale, non sono ovviamente mutate le esigenze dei nostri clienti, i quali affidano i loro risparmi nell’ottica di avere un extra rendimento. Per questo crediamo nella necessità di educare i clienti italiani ad aumentare un po’ la componente azionaria del loro portafoglio per andare alla ricerca dell’income, cioè del rendimento. Ciò può avvenire con soluzioni d’investimento multi-asset, attuate su scala globale e non più limitata alle piazze finanziarie europee e ai tradizionali mercati di riferimento. Questa è esattamente l’idea che sta alla base del fondo Invesco Global Income Fund. Se volessimo poi passare invece ai fondi azionari, vediamo uno scenario con delle novità.

Cosa state preparando? 

Un tema d’investimento importante su cui punteremo è quello delle nuove tendenze di consumo che si fanno strada a livello globale. Mi riferisco per esempio al mondo del commercio elettronico, dei social network, della musica digitale, dei videogame o dei cosiddetti e-sport, i giochi elettronici legati a discipline sportive. Si tratta di attività in cui si sono affermate aziende che hanno rivoluzionato appunto il modo con cui la popolazione mondiale consuma determinati prodotti e usufruisce di certi servizi. Sono imprese come Amazon, Alibaba   che, pur essendo nate negli Stati Uniti o in Cina, hanno ormai una presenza globale. Un valido strumento per cavalcare questo trend è Invesco Global Leisure Fund, una strategia a cui è bene spesso avvicinarsi con un orizzonte di medio e lungo termine o con un approccio graduale, per esempio con un piano di accumulo del capitale (Pac). Ma c’è un’altra novità nella nostra offerta di cui vorrei parlare.

Qual è? 

A breve lanceremo un prodotto che sarà una sorta di unicum sul mercato. Si tratta di un fondo tematico legato alla Belt and Road Initiative, l’iniziativa ventennale promossa dalla Cina che punta a creare due grandi corridoi infrastrutturali, uno via terra e uno via mare, che attraverseranno ben 65 paesi e tre continenti: Asia, Europa e Africa. È un progetto che ricostruisce in chiave moderna l’antica Via Della Seta e che impatterà paesi in cui si produce circa un terzo del pil globale e in cui vivono i due terzi della popolazione mondiale.

Sarà un fondo azionario? 

No. Sarà un prodotto obbligazionario che investirà in aziende coinvolte in questi grandi progetti infrastrutturali, per esempio nella costruzione di vie di comunicazione, porti o aeroporti. L’iniziativa prevede investimenti colossali che possono essere un volano per lo sviluppo economico di tutte le aree geografiche coinvolte.

 Oggi gli Etf stanno sottraendo sempre più terreno ai tradizionali fondi a gestione passiva. Quali effetti avrà questo trend nell’industria del risparmio? 

 Credo che questa discussione su cosa sia meglio tra la gestione attiva e passiva sia ormai superata. A nostro avviso il mondo dei passivi ha fatto passi da gigante, ma pensiamo che oggi la vera opportunità sia offerta dalla combinazione di gestione attiva e passiva all’interno del portafoglio.L’esperienza ha dimostrato infatti che un portafoglio d’investimento è tanto più efficiente quanto più capace di conciliare la gestione attiva con quella passiva. La ricerca di Income o di protezione del capitale richiederanno forti capacità di generare valore e di saper identificare la giusta asset allocation. Ma il ritorno della volatilità sta ponendo sfide sia alla gestione passiva che a quella attiva, che dovrà dimostrare di essere capace di generare alpharispetto al mercato. Inoltre, l’introduzione di Mifid 2 e la conseguente necessità di maggiore trasparenza della rendicontazione a partire da fine anno, spingeranno sempre più gestori, private banker e consulenti finanziari a utilizzare gli Etf come strumento complementare ai fondi attivi per l’ottimizzazione dei costi di portafoglio.

 

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