
Valutazioni azionarie più basse significano dunque che è giunto il momento di aggiungere rischio al portafoglio? “La risposta a questa domanda dipende dall’orizzonte temporale dell’investitore e dalla sua tolleranza al rischio.”, aggiunge Toschi, “a lungo termine, tali valutazioni favoriscono la possibilità di ottenere rendimenti più elevati ma non sono utili per determinare i rendimenti per il prossimo anno. Le stesse valutazioni potrebbero infatti ridursi ulteriormente, ma il principale fattore di rischio ribassista potrebbe manifestarsi se gli utili societari fossero materialmente declassati”.
Secondo il consensus degli analisti, quest’anno i profitti delle aziende quotate nei principali mercati finanziari dovrebbero crescere a un ritmo non trascurabile, attorno all’8%, anche se non va dimenticato un particolare importante: gli stimoli fiscali negli Usa, che hanno contribuito a sostenere gli utili, sono orai alla fine.“Nel 2019 la sovraperformance degli Stati Uniti sembra destinata a svanire” continua ancora Toschi. “La corsa sostenuta dagli sgravi fiscali, che ha contribuito per circa un punto percentuale alla crescita annualizzata nell’ultimo trimestre del 2018, dovrebbe venire meno. E le tensioni commerciali potrebbero tornare”.
Considerando la guerra dei dazi di Trump e altri eventi geopolitici destabilizzanti come la Brexit, il consiglio dei gestori di J.P. Morgan AM è di costruire un portafoglio ben equilibrato, con una attenta selezione degli attivi. “Negli ultimi nove anni, le azioni e le altre attività di rischio hanno prodotto forti rendimenti. Il nostro obiettivo a breve termine è quello di consolidare questi rendimenti con un portafoglio più bilanciato. Sebbene difficile da gestire, la volatilità potrebbe però anche creare opportunità. Quando arriva questo momento è importante avere cartucce da poter sparare”, conclude Toschi.