Mercati emergenti: le prospettive 2019

Esposizione passiva del debito e allocazione, prospettive per i mercati emergenti: abbiamo parlato di questi e altri temi con Abhishek Kumar, Sector Head del team Emerging Markets Fixed Income Beta, State Street Global Advisors.

Perché i gestori dovrebbero prendere in considerazione il ricorso a un’esposizione passiva per il debito dei mercati emergenti?

In passato l’adozione di un approccio di gestione attivo era considerato come il miglior modo di investire nel debito dei mercati emergenti sulla base di vari presupposti. Molti investitori ritenevano ad esempio troppo costoso il ricorso a soluzioni indicizzate e pensavano che i gestori attivi potessero generare valore dal mercato del debito dei mercati emergenti in quanto inefficiente. Inoltre, un indice potrebbe includere paesi “deboli” e quindi penalizzanti per la performance, cosa che i gestori attivi potrebbero in teoria evitare.

La realtà è diversa. Il debito dei mercati emergenti offre attualmente molta più liquidità e diversità, e la maggior parte dei gestori attivi non riesce a sovraperformare i rispettivi benchmark nel lungo periodo. Uno studio che prende in considerazione i 30 principali gestori attivi1 che replicano l’indice JPMorgan GBI-EM Global Diversified evidenzia preoccupazioni riguardanti la performance, illustrate nel grafico sottostante. Anche se alcuni gestori attivi sovraperformano il rispettivo benchmark, la maggioranza non è riuscita a farlo a lungo termine. Nel 2017, il 37% dei fondi dell’universo di investimento hanno effettivamente sovraperformato l’indice GBIEM, ma in generale si è trattato di un anno eccezionalmente positivo per questa classe di attivo.

Nel 2018 il 97% dei gestori dell’universo di investimento ha sottoperformato il rispettivo benchmark. Sulla base dei rendimenti accumulati in cinque anni, solo il 17% dei gestori attivi ha sovraperformato. Questi risultati mostrano come la sottoperformance non sia il risultato di un unico anno negativo o di un evento “cigno nero” isolato ma sia piuttosto un problema persistente per i gestori attivi.

Perché replicate l’indice Bloomberg Barclays invece dell’indice JPM?

Abbiamo scelto Barclays per la sua trasparenza, diversificazione e per i suoi rendimenti storici corretti per il rischio. Le regole di inclusione degli indici variano da un provider all’altro, e le differenze possono incidere sulla performance. Ciò è stato particolarmente evidente lo scorso anno, quando le condizioni economiche hanno penalizzato il debito dei mercati emergenti. Durante questo periodo, il benchmark Bloomberg Barclays utilizzato per il nostro ETF ha sovraperformato l’omologo JPMorgan2 in parte grazie alla miglior diversificazione del nostro indice a seguito dell’inclusione di Paesi con rating più alti, come la Corea del Sud.

Il nostro indice Bloomberg Barclays ha evidenziato nel tempo un profilo di rendimento corretto per il rischio migliore rispetto all’indice JPMorgan. L’universo di investimento del nostro indice include un maggior numero di paesi e componenti, in modo da fornire un paniere di titoli più ampio in cui investire. Si tratta di una considerazione importante, in particolare per gli investitori che potrebbero essere preoccupati dalle dimensioni dei fondi, dall’impatto del mercato e da una liquidità limitata.

In che modo un investitore dovrebbe pensare di ripartire l’allocazione tra debito in valuta forte e locale?

Nelle asset allocation c’è spazio per entrambe le esposizioni. L’investimento sui mercati emergenti in valuta forte presenta alcune differenze rispetto a quello in valuta locale. Alcuni investitori ad esempio trovano interessante detenere debito dei mercati emergenti in valuta locale per i vantaggi in termini di diversificazione valutaria. Si tratta di una differenza fondamentale rispetto all’investimento in valuta forte, dove le obbligazioni tendono solitamente ad essere emesse in dollari USA. La valuta è il principale fattore trainante della performance del debito dei mercati emergenti in valuta locale a breve termine, il che rappresenta una differenza rispetto alla valuta forte.

L’esposizione geografica è un’altra area in cui le differenze sono evidenti. La valuta forte ha un’allocazione maggiore ai cosiddetti “mercati frontiera” e ciò può rendere l’investimento più sensibile alle tensioni globali esterne. In cambio gli investitori tendono ad essere ricompensati con un rendimento maggiore.

Ad esempio il rendimento a scadenza dell’indice JPMorgan EMBI Global Diversified è attualmente del 6,9% circa con una duration di 6,3 anni.3 L’indice Bloomberg Barclays US Corporate Bond ha invece un rendimento a scadenza del 4,2% con una duration di 7,0 anni.4 Per alcuni investitori il compromesso tra qualità del credito e maggiore rendimento è interessante.

Quali sono le prospettive per i mercati emergenti nel 2019?

Il ciclo di rialzo dei tassi da parte della Fed influirà in modo sostanziale sulla performance dei mercati emergenti nel 2019. Attualmente si prevedono da 2 a 3 rialzi dei tassi quest’anno, e il ritmo della normalizzazione dipenderà dai segnali di stress del mercato e dai dati economici. Ciò potrebbe indicare un possibile picco del dollaro USA mentre la Fed trascina le altre banche centrali nel ciclo di rialzo dei tassi. Un ritmo di normalizzazione più lento da parte della Fed, combinato con una crescita in flessione e, pertanto, prospettive più deboli per il dollaro USA, potrebbe costituire una tregua per le condizioni finanziarie sui mercati emergenti e sostenere la crescita.

Anche le banche centrali dei mercati emergenti potrebbero aumentare i tassi nel 2019, sebbene a un ritmo più lento rispetto alla Fed, il che potrebbe a sua volta favorire questa classe di attivo. I mercati hanno ampiamente scontato il rallentamento della Cina, benché il governo cinese abbia utilizzato diverse misure per stabilizzare la crescita, incluso il rinvio della riduzione dell’indebitamento unito a misure di stimolo monetario e fiscale. Se la crescita cinese sorprendesse al rialzo, potremmo assistere a un effetto di contagio positivo esteso ai mercati emergenti in generale, e in particolare ai paesi che intrattengono stretti legami commerciali con la Cina e gli esportatori di materie prime. In questo scenario economico il 2019 potrebbe rivelarsi un anno in ascesa per il debito dei mercati emergenti.

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