Allarme debito, l’aumento Iva è una necessità

L’allarme debito non è più solo un allarme, ma un’amara certezza. Secondo le ultime statistiche stilate da Eurostat, l’Italia ha il secondo debito pubblico più alto in Ue, stimato al 132,2%, dimostrando di essere in netta controtendenza rispetto agli altri paesi dell’Eurozona. A questo punto l’aumento dell’Iva appare sempre più verosimile. L’ultima opinione in merito arriva da Carlo Cottarelli, economista ed ex commissario alla spending review, che ha spiegato come a suo parere sia impossibile trovare in pochi mesi i 23 miliardi di euro necessari a scongiurare l’aumento dell’Iva.

Ricordiamo infatti che l’aumento dell’Iva è previsto dalla legge di Bilancio per il 2019. Qui si stabilisce che, per garantire l’equilibrio dei conti pubblici italiani tra entrate e uscite, l’Iva ordinaria salga dal 22% al 25,2% nel 2020 e al 26,5% nel 2021 e l’Iva agevolata dal 10% al 13% nel 2020. Per disinnescare l’aumento, il governo dovrebbe trovare risorse per 23 miliardi di euro nel 2020 e quasi 29 miliardi nel 2021.

E cosa succederà se il governo non dovesse trovare i soldi necessari?

Secondo l’Istat un aumento delll’Iva potrebbe portare una contrazione dei consumi, pari allo 0,2% annuo. Confcommercio invece prevede un risultato peggiore, con un calo fra lo 0,7e lo 0,8% e  382 euro di nuove tasse a testa (889 euro a famiglia).

Il Sole24ore invece avverte che saranno i single tra 18 e 34 anni a pagare di più, in percentuale, il doppio rialzo dell’Iva. Ne risentirebbero meno gli anziani. Il rincaro maggiore, 743 euro all’anno, sarebbe delle famiglie con tre o più figli.

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