UE, la lettera sul debito è arrivata

la tanto discussa lettera della CE alla fine è arrivata. La missiva diretta al governo italiano contiene la richiesta di chiarimenti sulla violazione della regola di riduzione del debito nel 2018. Secondo quanto risulta all’agenzia Radiocor, e’ stata questa la decisione presa in seguito alla discussione che i commissari hanno avuto questa mattina sul ‘semestre’ di sorveglianza dei bilanci pubblici e delle politiche economiche degli Stati membri. A quanto si e’ saputo, nella lettera al ministro dell’economia Tria, Dombrovskis e Moscovici, a nome della Commissione europea, hanno dato tempo fino a venerdi’ per la risposta (qui il testo ripreso da La Repubblica). Bruxelles chiede al governo se ritiene che ci siano delle giustificazioni oggettive che non hanno permesso all’Italia di ridurre il debito/pil. Si tratta dei cosiddetti ‘fattori rilevanti’ (per esempio un tasso di crescita basso o un tasso di inflazione basso) che devono essere presi in considerazione quando si valuta se un Paese viola il patto di stabilita’ oppure no.

Le lettere precedenti tra Bruxelles e Roma, compresa la richiesta di chiarimenti sul debito pubblico e la richiesta di modificare la proposta di legge di bilancio 2019 l’anno scorso, sono sempre state pubblicate dal Tesoro e ci si aspetta che questa prassi sia confermata anche questa volta. Non sara’ solo l’Italia a ricevere la lettera di chiarimenti dalla Commissione: altri tre Stati sono sotto tiro, tra cui il Belgio. Ma nessuno si trova in una situazione come quella in cui si trova l’Italia al centro delle preoccupazioni dell’intero Eurogruppo e sotto il tiro dei mercati. Il dato debito pubblico del 2018 e’ certificato da Eurostat: dal 131,4% del pil nel 2017 e’ aumentato al 132,2% nel 2018 invece di scendere, passerebbe al 132,7% quest’anno (contro la stima italiana di 132,6%) e al 135,2% l’anno prossimo (stima governativa 131,3%). Cio’ rende inevitabile la mossa della Commissione europea, che ora deve preparare un rapporto specifico sul debito italiano. Nel caso in cui Bruxelles non riconoscesse l’esistenza dei ‘fattori rilevanti’, la Commissione dovrebbe proporre al Consiglio l’apertura di una procedura; gli ‘sherpa’ del Consiglio dovrebbero comunicare la loro valutazione entro due settimane, poi la Commissione preparerebbe la raccomandazione ai ministri di aprire effettivamente la procedura; infine i ministri finanziari dovranno decidere entro il primo agosto. Una prima discussione sul caso Italia all’Eurogruppo sara’ il 13 giugno a Lussemburgo, poco meno di un mese dopo a Bruxelles l’ultima riunione prima della pausa estiva. Il fatto di aver dato a Tria 48 ore per rispondere alla richiesta di chiarimenti era atteso anche da parte italiana e peraltro era stato anticipato dal presidente Juncker al premier Conte a margine della riunione del Consiglio di ieri dedicato alle nomine Ue. Piu’ che un ultimatum e’ il termine ultimo per permettere alla Commissione di definire la sua posizione in tempo per la riunione dei commissari mercoledi’ prossimo nella quale saranno varate tutte le raccomandazioni agli Stati. D’altra parte, Bruxelles e Roma si sono sentite spesso a livello tecnico in tutto questo periodo ed entrambe le parti devono aver gia’ preparato tutti i documenti tecnici necessari. Gli argomenti italiani sono peraltro gia’ scritti nel documento di economia e finanza.

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