Azimut mette nel mirino Banca Generali

“Comprare Banca Generali? Se qualcuno si presentasse da noi con una proposta seria per un’acquisizione saremmo pronti a esaminarla, finora però non lo ha fatto nessuno”. Sono le parole pronunciate da Pietro Giuliani, presidente  e fondatore di Azimut Holding, a margine della conferenza organizzata dalla società per celebrare i 15 anni della quotazione a Piazza Affari. Dopo aver illustrato le performance stellari del titolo (+750% dal 2004 a oggi, considerando anche i dividendi distribuiti), Giuliani ha riposto alle domande dei giornalisti a proposito di eventuali allenze, acquisizioni o fusioni sul mercato italiano. E il discorso è caduto inevitabilmente su un concorrente del calibro di Banca Generali con cui Giuliani non ha escluso affatto una possibile aggregazione anche se, a suo dire, finora nessuno si è fatto avanti con un progetto concreto. In altre parole, si tratta di un’ ipotesi che non va scartata a priori, come tutte le possibili acquisizioni, pur non essendoci un dossier aperto. Giuliani ha parlato anche di Fineco, un altro concorrente che da poco ha visto l’azionista di maggioranza UniCredit fare un passo indietro. Anche su Fineco, il presidente e fondatore di Azimut si è detto possibilista.

“Conosco Alessandro (Foti, n.1 di Fineco; n.d.r.) fin da quando lavoravamo all’interno del gruppo Bipop e non ho alcun problema a confrontarmi con lui su questi temi”. Riguardo a Fineco, però, Giuliani ha messo in evidenza come oggi la società sia valorizzata in borsa con multipli superiori ad Azimut, pur avendo lo stesso tasso di crescita e redditività. Oltre al fatto che Fineco beneficia della forza di una piattaforma bancaria tecnologicamente avanzata, la differenza di valutazione in borsa  tra le due società per Giuliani è dovuta anche a un’altra ragione: il titolo Azimut è stato ingiustamente penalizzato da speculazioni al ribasso, forse attuate da qualcuno che ha interesse a tenere basso il prezzo delle azioni, per poi mettere in cantiere una scalata alla società. “Se qualcuno sta pensando di acquisirci, sappia una cosa:”, ha detto Giuliani, “può comprare un marchio, una piattaforma, una struttura e una ragione sociale ma non può comprare le persone. Noi siamo uomini liberi e dopo sei mesi saremmo già pronti a dar vita a una nuova impresa”.

Rispondendo alle domande di Bluerating.com, Giuliani si è soffermato anche su un altro punto. Di recente c’è stato un cambio di statuto nella controllata lussemburghese Az Fund (Lux), che ha acquisito lo stato di Super Management Company (ManCo). Il cambio di statuto, a detta di Giuliani, è dovuto al fatto che Azimut, essendo ormai una multinazionale del risparmio gestito, vuole ovviamente concentrare le sue attività di gestione nella controllata lussemburghese. Il Lussemburgo, in virtù degli innumerevoli accordi internazionali bilaterali  siglati, i presta a essere un grande hub per tutte le gestioni del gruppo. Questo però , non fa venire meno la rilevanza delle attività della sgr italiana. Essendo Azimut una società nata e cresciuta a Milano, ha detto Giuliani, “non possiamo certo presentarci sui mercati internazionali dicendo “che non siamo in grado di fare i gestori anche a casa nostra”.

La giornata di oggi per Giuliani e il gruppo è stata però soprattutto l’occasione per celebrare l’anniversario dei 15 anni della quotazione a Piazza Affari. Il gruppo, che ha oggi oltre 55 miliardi di euro di masse gestite, si è quotato alla Borsa Italiana il 7 luglio del 2004 e da allora ha premiato i suoi azionisti con un total return del 751% (circa +50% all’anno), classificandosi 1° nel periodo per rendimento totale tra i titoli finanziari italiani e 4° tra i componenti del Ftse Mib.

Dal 2004 la struttura della società è cresciutain Italia di circa 1.100 consulenti finanziari e private banker, portando così il numero complessivo da 700 professionisti a quasi 1.800 di oggi (2.200 includendo la rete all’estero). Nei 15 anni Azimut ha inoltre raccolto circa 44 miliardi di euro di nuove masse e ha generato 2 miliardi di euro di utile netto, di cui 1,3 miliardi di euro pagati agli azionisti come dividendo Nel quinquennio che si avvia a conclusione sono stati raggiunti già i segueti obiettivi: asset totali superiori a 55 miliardi (erano 14 miliardi nel 2009 e 50 quelli previsti a fine piano), una raccolta netta media annua di oltre 5 miliardi di euro (erano 2,5 miliardi previsti nel piano e circa 2,7 miliardi da inizio anno), un pay out ratio tra i più alti in Italia e un utile netto che nel 2019 sarà di 300 milioni di euro.

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