Guerra dazi, la Cina gioca sui cambi

Dopo la svalutazione dello yuan da parte del governo cinese, Donald Trump non ha atteso l’appuntamento ufficiale con il prossimo rapporto del Tesoro sulle valute, previsto a metà ottobre, per dire “la sua”, che dal suo account twitter ha affermato che “Enormi quantità di denaro provenienti dalla Cina e da altre parti del mondo si stanno riversando negli Stati Uniti per motivi di sicurezza, investimenti e tassi di interesse! Siamo in una posizione molto forte”.

Inoltre il Tesoro Usa ha formalmente accusato la Cina di essere una “manipolatrice” dei cambi, adulterandoli a proprio vantaggio, accusandola di indebolire ad arte lo yuan oltre la soglia psicologia di 7 contro il dollaro, il livello minimo in oltre dieci anni.

Nel mentre però la Banca centrale cinese, oltre ad aver frenato la flessione della valuta nazionale, che è tornata sotto quota 7 per dollaro a 6,9683, ha assicurato che la Cina “non ha utilizzato e non utilizzerà il tasso di cambio come strumento per affrontare le controversie commerciali”.

Ulteriore rassicurazione per gli USA arriva dal consigliere economico della Casa Bianca, Larry Kudlow, il quale ha prontamente asserito “che l’economia cinese si sta disgregando, dato che ormai non è più una potenza come lo era vent’anni fa e dunque gli Stati Uniti prenderanno il sopravvento nei negoziati commerciali.”

 

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