Crescita economica, fine dei giochi o segnali di stabilizzazione?

Forse non tutto è perduto. Sebbene il momentum economico abbia registrato una battuta d’arresto e la guerra
commerciale abbia assunto un grande rilievo, sembrano esserci diversi molteplici segnali di stabilizzazione emersi nel primo semestre, i quali, in presenza delle giuste condizioni, potrebbero continuare ad alimentare la crescita mondiale.

A tal proposito proponiamo l’outlook macro a cura di Simona Mocuta, senior economist, Global Macro and Policy Research Group di State Street Global Advisors per fine 2019.

A metà 2019 gli economisti e gli investitori devono nuovamente far fronte alla minaccia macroeconomica rappresentata dalla guerra commerciale tra USA e Cina. Questa volta però la affrontano senza una contemporanea stretta monetaria da parte della Federal Reserve. Pertanto, sebbene il momentum economico avesse registrato un rallentamento a fine 2018, come evidenziato dai flussi commerciali globalmente più deboli, e le stime della
crescita mondiale per il 2019 avessero dovuto essere riviste al ribasso, nel primo semestre sono emersi molteplici segnali di stabilizzazione che dovrebbero, in presenza delle giuste condizioni, impedire una drastica decelerazione della crescita mondiale.

Nove mesi fa l’economia globale doveva affrontare due rischi importanti. Innanzitutto esisteva una reale preoccupazione che la Federal Reserve (Fed) potesse operare una stretta monetaria troppo aggressiva.

Secondariamente, l’imposizione di dazi del 10% su 200 miliardi di USD di merci cinesi aveva acceso le
preoccupazioni riguardo a una possibile “prevista” escalation della guerra commerciale, con la conseguente minaccia degli Stati Uniti di aumentare i dazi al 25% dal 1° gennaio 2019.

Date queste nubi all’orizzonte, il successivo crollo dei mercati a fine 2018 è stato comprensibile. Ma ciò ha avuto un risvolto positivo: l’episodio è servito a sensibilizzare i policymaker sulla fragilità dell’economia globale. La Fed, da parte sua, ha operato un netto cambio di direzione, eliminando inizialmente un rialzo dei tassi rispetto al percorso atteso per il 2019. Nel fare ciò la Fed è passata dall’essere una minaccia per l’estensione del ciclo economico a diventarne una fautrice.

Dopo un iniziale miglioramento in seguito alla riunione del G20 tenutasi a dicembre in Argentina, le azioni e la retorica riguardante gli scambi commerciali sono peggiorate in modo considerevole da inizio maggio. Si tratta di un rischio che resta tra i principali per l’economia mondiale, anzi è di fatto il più importante. In realtà un graduale aumento delle tensioni commerciali che sfociasse in una vera e propria guerra commerciale potrebbe rapidamente far vacillare i progressi verso la stabilizzazione compiuti dall’economia mondiale quest’anno. Ma se la riunione di giugno del G20 in Giappone fornirà ulteriore sollievo, consentendo un proseguimento delle trattative per evitare un ulteriore aumento dei dazi (assimilabili a periodiche manifestazioni di protezionismo), ci sono motivi per ritenere che l’attuale ciclo economico, già il più lungo della storia degli USA, potrebbe continuare.

Se si escludono gli Stati Uniti, le prospettive di crescita sono eterogenee. I dati macroeconomici europei sono migliorati leggermente, ma il rischio politico resta elevato.
La regione deve fare i conti con uno scarso potenziale di crescita in paesi come l’Italia, con una performance ciclicamente debole in Germania, e con vincoli strutturali e istituzionali che acuiscono le sfide della moneta unica e la mancanza di chiarezza sul futuro dei rapporti tra l’Ue e il Regno Unito. Tuttavia, proprio come negli Stati Uniti, la crescita nell’eurozona quest’anno potrebbe, secondo noi, attestarsi leggermente al di sopra delle previsioni della
Banca centrale europea (BCE).
Anche i mercati emergenti hanno mostrato alcuni segnali di miglioramento. Ad esempio, sebbene la traiettoria a medio termine della crescita del PIL cinese sia chiaramente al ribasso, la performance del primo trimestre è stata superiore alle aspettative e il paese dovrebbe beneficiare delle misure di stimolo del governo verso la fine dell’anno.

 

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