Crisi di governo, atto finale

Siamo agli sgoccioli ma una fitta coltre di nebbia continua ad avvolgere il governo italiano.

Dopo l’incontro nella notte con la delegazione dem e alla vigilia del secondo giro di consultazioni per la formazione del nuovo governo, dal leader pentastellato Luigi Di Maio emerge la fermezza nella volontà di vedere riconfermato Giuseppe Conte, annullando perfino il vertice previsto per questa mattina alle 11 con il partito democratico.

«Se non dicono sì a Conte è inutile vedersi, sono stanco di giochini». così Luigi Di Maio dopo l’incontro di 4 ore a Palazzo Chigi.

Dal Pd fanno sapere invece che di nomi non si è parlato, e che invece il problema risiede nei programmi, a partire dalla prossima manovra economica, su cui “emergono differenze”.

In effetti il Pd si è presentato al tavolo con la richiesta ai Cinque stelle di non sottoporre la nascita del governo a un referendum su Rousseau, ma solo al voto dei gruppi parlamentari. Una richiesta che in partenza appare difficilmente accettabile dai pentastellati. Altro tema arduo quello della composizione della squadra di governo: l’ipotesi più accreditata è che ad affiancare Conte vada un solo vice del Pd, magari la vicesegretaria Paola De Micheli o il vicesegretario Orlando. Ma la discussione sarebbe ancora aperta, così come sul dicastero che assumerà Di Maio.

Nonostante questo clima di profonda incertezza, il dialogo tra Pd e M5s per un possibile nuovo governo riduce il differenziale tra BTp e Bund, arrivato questa mattina a soglia 191, e rende il Ftse Mib il listino migliore in Europa.

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