Rendiconti Mifid 2, la trasparenza può attendere

Ancora molta strada da fase sul fronte della trasparenza dei prodotti finanziari. E’ la conclusione cui è giunta una ricerca commissionata dalla società di consulenza digitale sugli invetsimenti, Moneyfarm. Il report ha analizzato la qualità delle informative ex post a consuntivo dell’anno 2018, inviate dai principali intermediari finanziari (18 tra i principali) a milioni di investitori italiani (si tratta nello specifico dei rendiconti annuali su costi e oneri sostenuti effettivamente sui loro investimenti che, quest’anno per la prima volta, è stata resa obbligatoria dalla direttiva Mifid2)

 

  • In particolare dalla ricerca è emerso che:
    • La maggior parte degli intermediari non è riuscita a recepire in toto le indicazioni di ESMA e delle associazioni di categoria; molti documenti risultano ancora poco chiari e leggibili
    • Nessun intermediario si è distinto per tempestività nell’invio dell’informativa ai propri clienti, nonostante la raccomandazione di Esma fosse quella di provvedere “il prima possibile”
    • Solo il 28% dei documenti riporta informazioni focalizzate esclusivamente sui costi, come prescritto dalla normativa; nel 72% dei casi le informazioni sono diluite in rendiconti più lunghi (in media di circa 15 pagine)
    • Solo il 44% dei rendiconti contiene la parola “costi” o “oneri” nell’intestazione; il 56% di questi non è stato quindi chiamato con il proprio nome
    • ll 94% degli intermediari utilizza termini di non immediata comprensione (come “inducements” o “incentivi”) per comunicare i “pagamenti ricevuti da terze parti”
  • La ricerca integrale è disponibile al link moneyfarm.com/it/renditiconto

 

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