Unicredit vede gli Usa a rischio recessione nel 2020

Qualche gufo all’orizzonte per gli USA. Se da un lato la crescita del pil statunitense è stata del 2,1% rispetto allo scorso trimestre, c’è qualcuno che profetizza una possibile recessione. Questo qualcuno è Erik Nielsen, group chief economist di UniCredit. “Ho trascorso la scorsa settimana a presentare e discutere in Lussemburgo le nostre prospettive per il 2020-21. Ci aspettiamo che la crescita globale rallenti ulteriormente mentre gli Stati Uniti si muoveranno verso una lieve recessione, probabilmente nella seconda metà del 2020.”, si legge in uno stralcio della newsletter settimanale della domenica a cura di Nielsen pubblicato da MF – Milano Finanza.

Tuttavia, per il capo economista non si tratterrebbe di una vera e propria crisi, quanto più di una sorta di rallentamento ciclico causato dal rilancio della globalizzazione, da anni di investimenti insufficienti e dalla demografia” . E non dimentichiamoci del faticoso rapporto con la Cina. E’ di qualche giorno fa la notizia uscita su Axios, sito di notizie e informazioni americano fondato nel 2016 dagli ex giornalisti del Politico, Jim VandeHei, Mike Allen e Roy Schwartz, il quale ha scritto che un accordo commerciale tra Stati Uniti e Cina è stato “bloccato a causa delle leggi americane appena approvate su Hong Kong”. A tal proposito il ministero degli Esteri cinese ha dichiarato giovedì scorso che le due leggi firmate da Trump mercoledì a sostegno dei manifestanti a Hong Kong sono  state effettivamente una grave interferenza negli affari cinesi.

La previsione di Nielsen non trova molto consenso tra i “suoi” colleghi analisti, ma l’esperto di Unicredit si dice abbastanza convinto del proprio pronostico osservando anche che “c’è anche un maggiore grado di accordo sulla prospettiva di una crescita tendenziale globale più bassa a lungo termine” anche per il fatto che “Trump ha messo il turbo alla tendenza negativa con il suo approccio al commercio e al multilateralismo più in generale.”

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