I venti di guerra spingono l’oro

Le nuove turbolenze in Medio-Oriente hanno fatto subito scattare ripercussioni sui mercati finanziari. Alimentate le preoccupazioni, gli investitori sono subito corsi verso i beni rifugio. Oggetto principale degli acquisiti di questi giorni è l’oro, che continua la sua corsa e ieri ha raggiunto i 1586 dollari l’oncia (oggi si è scesi ai 1,565 dollari), rivedendo i massimi da gennaio 2013.

Si arresta temporaneamente invece la corsa dell’oro nero, che ha visto un balzo a ridosso dell’attacco militare per un possibile futuro calo dell’offerta con un conseguente rialzo dei prezzi. Nella serata di ieri il Wti americano era stabile attorno a 63 dollari al barile mentre il Brent è rientrato a 68,8 dollari durante le contrattazioni a Wall Street.

Ma i venti di guerra mediorientali stanno spingendo al rialzo anche altre materie prime, che in queste ore stanno superando la valutazione dell’oro. E’ il caso del palladio, metallo ormai quotato molto più dell’oro e che nella giornata di ieri ha superato la soglia psicologica dei 2.000 dollari per oncia (oggi a 1,990$), rappresentando un record assoluto.

Ad ogni modo secondo Goldman Sachs, non ci sono dubbi: la corsa all’oro continuerà durante tutto il 2020. Tra i motivi il fatto che nell’ultimo mese l’oro ha corso per 100 dollari, toccando 1.550 dollari l’oncia; un rally aiutato sicuramente da un dollaro in debolezza e da un costante rallentamento della crescita economica.

 

 

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