Intesa Sanpaolo, il Covid appesantisce l’utile

Intesa Sanpaolo tiene botta nei primi nove mesi di questo travagliato 2020. Il Consiglio di Amministrazione dell’istituto guidato da Carlo Messina, infatti, ha approvato il resoconto intermedio consolidato al 30 settembre con un utile netto di 3,07 miliardi (escludendo i due mesi di apporto di Ubi Banca) e in rallentamento rispetto ai 3,31 miliardi dei primi nove mesi del 2019.

L’ammontare dell’utile, scrive l’istituto nella sua nota, risulterebbe pari a 3.956 milioni – in crescita di circa il 20% rispetto ai nove mesi 2019 – se si escludessero le rettifiche di valore su crediti pari a 1.312 milioni per i futuri impatti di COVID-19.

Il dato sarebbe a 3.112 milioni escludendo il goodwill negativo originato dall’acquisizione di UBI Banca da allocare nel quarto trimestre 2020 a oneri di integrazione, miglioramento dell’efficienza e accelerazione della riduzione del profilo di rischio. L’importo del goodwill negativo (pari a 3.264 milioni di euro, dopo la deduzione della parte allocata al ramo d’azienda da cedere a BPER Banca) è da considerarsi provvisorio, perché sarà rideterminato definitivamente in occasione del Bilancio 2020 a seguito della finalizzazione del processo di PPA (Purchase Price Allocation) tramite il calcolo puntuale alla data di acquisizione dei fair value delle attività identificabili acquisite e delle passività assunte del Gruppo UBI Banca.

L’istituto ha inoltre precisato di aver ridotto i costi operativi del 3,7% rispetto ai primi nove mesi 2019 e di aver migliorato la qualità del credito, avendo ridotto i crediti deteriorati – al lordo delle rettifiche di valore – di circa 2,7 miliardi nel periodo preso in considerazione (escluso l’apporto di Ubi Banca e l’adozione della nuova definizione di default recepita dal novembre 2019).

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