Truffe: direttore di banca, prima denuncia e poi finisce in manette

In quel di Salerno scoperta una truffa dal valore di 800mila euro. Ma ciò che veramente sconvolge non è tanto l’ingente cifra quanto chi ha commesso tale misfatto, ovvero il direttore della banca. Il paradosso? Il direttore è lo stesso che ha denunciato le anomalie che avvenivano in filiale e che ha fatto dunque partire le indagine.

Ma facciamo un passo indietro e proviamo a spiegare l’accaduto, facendoci aiutare da un articolo di Fanpage.

Epicentro della truffa è la filiale di Bellizzi (Salerno) della Bper. Nel corso dei mesi, decine di persone, molte delle quali arrivano da altri comuni, si sono presentate per chiedere un finanziamento, sempre ottenuto con a garanzia documentazione e buste paga, con un totale erogato di oltre 800mila euro in tre mesi del 2018. Alla banca, però, sono state rimborsate solo rate per un decimo, circa 80mila euro, in quanto ad un certo punto i clienti smettevano di pagare e i conti correnti venivano puntualmente svuotati.

Dopo essersi accorta della presenza di alcune anomalie, la direzione centrale si è subito rivolta al direttore di filiale, che a quel punto si è visto costretto a sporgere denuncia e si è rivolto ai carabinieri. I militari del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Salerno hanno così esaminato le pratiche per il credito al consumo, quelle dei finanziamenti “easy”, che vengono erogati in 24 ore, accertando che per la quasi totalità si trattava di prestiti concessi a clienti che non avrebbero mai avuto accesso al credito in condizioni normali, in quanto spesso privi di fonte di reddito, talvolta senza fissa dimora, e in alcuni casi anche pregiudicati.

A questo punto arriva il bello: facendo indagini in merito all’iter di assegnazione dei finanziamenti, la Guardia di Finanza ha scoperto che tutte le pratiche erano passate per le mani del direttore di banca e di altri due funzionari, che si occupavano dei documenti falsi in modo che le pratiche venissero accettate dalla piattaforma che gestisce l’erogazione del credito. Di reclutare i prestanome si occupavano altri 5 complici, anche loro arrestati e ora ai domiciliari.

I soldi venivano quindi spartiti tra gli organizzatori e i prestanome, che mettevano a disposizione identità e conti correnti in cambio di qualche migliaia di euro, circa la metà di quanto erogato per il finanziamento. La Guardia di Finanza stima che i capi, nel giro dei tre mesi della truffa, abbiano incassato circa 350mila euro. 

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