Greenwood (Invesco): “Perchè conviene puntare sui mercati durante la pandemia”

Politiche monetarie sempre più stimolanti stanno creando un ambiente favorevole alla ripresa in Europa e Stati Uniti. Ma, nonostante l’ipotesi di altri lockdown per le economie occidentali, è bene ricominciare a investire senza aspettare che la pandemia si attenui o scompaia. Tanto, afferma John Greenwood (nella foto), capo economista della società di investimenti Invesco durante la conferenza annuale dedicata all’Economic & Investment Outlook 2021, è difficile che le cose vadano peggio di come sono andate nel primo trimestre del 2020. Cosa aspettarsi, quindi, da uno scenario post-pandemico? Ovvero una volta che si sarà trovato davvero un vaccino anti Covid o comunque terapie funzionanti? «Nel 2021, conclusosi il periodo delle autolimitazioni di spesa dovute al lockdown forzato, le persone nelle economie sviluppate torneranno a spendere, grazie anche alle manovre di stimolo monetario e fiscale messe in campo da banche centrali e governi».

Continua l’economista: «oggi le economie sviluppate si trovano in una posizione favorevole, a seguito della rapida crescita della massa monetaria». Dunque se i consumatori e le imprese che oggi detengono un surplus di cassa torneranno a far circolare i soldi, «le aspettative sono di una crescita dei consumi, oggi fortemente depressi, degli investimenti da parte delle aziende e di conseguenza si potrebbe assistere alla ripresa del Pil e dell’occupazione», precisa Greenwood. Quale è allora lo scenario sui mercati finanziari in questa fase? Nel caso in cui la massa di risorse monetarie venisse liberata, soprattutto negli Stati Uniti, «ci aspettiamo flussi pronti a indirizzarsi verso gli investimenti in azioni, immobili e, a seguire, anche sulle materie prime. Bisogna solo capire la tempistica. L’economia statunitense, a mio avviso, si rafforzerà con un ritardo di 6-12 mesi», chiarisce l’economista di Invesco. C’è una grande incognita, infine: l’inflazione. «Se la ripresa dovesse arrivare rapidamente allora i rischi di un’inflazione che sale al 3-4-5% sarebbero significativi. Se invece il recupero dovesse presentarsi con un certo ritardo a causa di altri lockdown dovuti a nuovi focolai del virus, allora anche l’inflazione finirebbe per essere ritardata e attenuata», conclude Greenwood.

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