Mercati, il 2020 è andato bene

Nonostante il mondo sia in preda a una durissima recessione e molti stiano soffrendo direttamente le conseguenze economiche della pandemia, l’economia globale ha mostrato una certa resilienza. A dirlo è l’analisi di Roberto Rossignoli, Portfolio Manager di Moneyfarm, che vi presentiamo di seguito.

Sui mercati abbiamo sicuramente vissuto un anno particolare, a tratti difficile, ma che tutto sommato possiamo definire positivo per gli investimenti, con tutte le linee Moneyfarm che chiudono con il segno più davanti, preservando i rendimenti accumulati durante lo scorso ciclo. Anche se oggi questo esito può sembrare scontato, non lo era affatto qualche mese fa, quando la reale portata dell’emergenza era ancora ignota e siamo stati chiamati a compiere scelte impegnative per proteggere il capitale degli investitori, fronteggiando un’incertezza senza precedenti nella Storia recente.

Marzo: crisi e incertezza senza precedenti

Siamo entrati nel 2020 alla fine di un ciclo di espansione durato 12 anni, un periodo che ha dato enormi soddisfazioni agli investitori che avevano partecipato ai mercati e che un anno fa, di questi tempi, celebravamo come il “mercato toro” più duraturo di sempre. Il ciclo cominciava, tuttavia, a mostrare alcuni segnali di maturità, con la profittabilità di molte asset class che sembrava limitata e la volatilità in crescita negli ultimi mesi dell’anno a causa di notizie che mettevano in dubbio le prospettive di crescita dell’economia. Questa situazione ci aveva già portati a ridurre il rischio dei portafogli nella seconda metà del 2019, una scelta che ha aiutato i nostri portafogli ad essere più resilienti nelle settimane della crisi. Quando, nei primi mesi dell’anno, hanno cominciato a diffondersi le notizie sull’epidemia, i mercati, così come le autorità mondiali, hanno sottovalutato il problema. Fino a che la situazione è esplosa a livello globale. Per oltre un mese si è ritenuto che il virus potesse essere confinato nella città di Wuhan, un’idea che oggi sembra assurda, ma che ben ci aiuta a ricostruire il livello di incertezza che ha contraddistinto quei giorni. Quando si sono cominciati a registrare i primi casi in tutto il mondo, la reazione dei mercati è stata violentissima: non possiamo dimenticare che, per alcune settimane a marzo, ci siamo trovati con la sgradevole sensazione di trovarci di fronte a un ventaglio di scenari davvero molto ampio e decisamente non tutti migliori di quello che poi effettivamente si è verificato.

La risposta alla violenta correzione dei mercati

Quella a cui abbiamo assistito a marzo è stata una delle correzioni più violente della Storia recente dei mercati finanziari. Bisogna però ricordare che i mercati sono rimasti liquidi e che le negoziazioni sono continuate anche nei giorni più difficili, in cui abbiamo agito per alleggerire i portafogli di alcune delle asset class più rischiose. Quella di marzo è stata una prova interessante per strategie come la nostra, che utilizzano gli ETF per costruire la propria allocazione: questi strumenti si sono dimostrati liquidi anche in una situazione di mercato estrema, permettendoci di operare con sicurezza. L’intervento della Federal Reserve, che ha agito con un tempismo senza precedenti abbassando i tassi e aprendo nuovi canali di liquidità è stato provvidenziale. In poche settimane il bilancio del prestatore di ultima istanza americano (e globale, a tutti gli effetti) si è espanso del 70%, di ben tre trilioni di dollari. Più incerta è stata la risposta in Europa, dove alcuni errori di comunicazione della Bce hanno contribuito a gettare i mercati nel panico, prima che Francoforte facesse frettolosamente marcia indietro, seguendo in grande stile l’esempio della Banca Centrale Americana. In ogni caso, anche da questa sponda dell’Atlantico, l’intervento è stato massiccio, con il bilancio della BCE ormai pari al 60% del PIL europeo (prima del Covid era intorno al 40%).

Il rally dell’azionario e la resilienza dell’economia

L’intervento delle banche centrali e dei governi, insieme alla convinzione che l’emergenza sanitaria sarebbe rientrata sotto controllo in tempi brevi, ha fatto partire ad aprile un rally che, sostenuto principalmente dall’azionario, ha portato i principali mercati azionari globali a recuperare gran parte del terreno perso. La ripresa non ha interessato tutti i settori in egual misura, ma è stata guidata da quelle aziende – titoli tecnologici ad alto potenziale di crescita – che sono già state protagoniste degli ultimi cinque anni e che hanno continuato a prosperare nell’economia della pandemia, rappresentando l’infrastruttura di un mondo che opera e lavora a distanza. Gli investitori hanno deciso di puntare su titoli che ormai rappresentano una fetta estremamente significativa dei principali listini globali in un contesto completamente pervaso dalla liquidità delle banche centrali. Il rally azionario è stato un fenomeno del tutto finanziario. Tuttavia, nonostante il mondo sia in preda a una durissima recessione e molti stiano soffrendo direttamente le conseguenze economiche della pandemia, non possiamo negare che l’economia globale abbia mostrato una certa resilienza, soprattutto nelle economie più avanzate, sia dal punto di vista del tessuto economico che dal punto di vista sanitario – un’altra conferma della validità di un approccio agli investimenti globalmente diversificato come quello di Moneyfarm.

Cosa ci ha insegnato il 2020?

Innanzitutto il 2020 ci ha insegnato che esistono vinti e vincitori. Ci sono aziende che hanno saputo preservare i loro utili nell’economia del lockdown e altre che non hanno potuto neanche operare. Altro insegnamento è che il panorama delle aziende quotate è diverso da quello dell’economia reale e non è mai stato concentrato come oggi. I giganti del tech hanno guadagnato un livello di fiducia tale da essere diventati quasi dei porti sicuri. Siamo nel vivo di una rivoluzione industriale: questo è un macro-trend che premia determinate aziende indipendentemente dalla crisi economica generata dal Covid ed è destinato a restare. Da ultimo, il 2020 ci ha insegnato quanto le banche centrali siano fondamentali nel sistema finanziario e l’abbondanza di liquidità caratterizzerà anche gli anni a venire: il settore pubblico nel medio termine giocherà un ruolo molto importante.

Il futuro inizia oggi

Macro-trend di cambiamento industriale ed evoluzione dei comportamenti di aziende e consumatori hanno indicato la direzione portando i mercati, per il momento, fuori dalla crisi. Ora che siamo all’inizio di un nuovo ciclo economico e, forse, finanziario bisogna chiedersi in che direzione andranno i mercati. Nel medio periodo prevediamo che restino ancora rilevanti i fattori macroeconomici di base: abbondanza di liquidità, tassi bassi e inflazione sotto controllo. Questo nuovo ordine economico che si è costruito negli ultimi dieci anni è stato in qualche modo testato dall’evento della pandemia e continuerà a esserlo, ma siamo convinti che, se la politica farà le mosse giuste, nel medio termine l’economia globale saprà ancora generare sviluppo e progresso e gli investitori potranno contribuire e beneficiarne investendo sui mercati finanziari.

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