Credit Suisse: “Preferite le obbligazioni high yield, ma la volatilità resterà elevata”

A cura di Sylvie Golay Markovich, Head Fixed Income Analysis, Credit Suisse

Visione negativa sui titoli sovrani dei paesi avanzati Cambiando il linguaggio in occasione dell’ultima riunione, la Fed statunitense ha segnalato la forte probabilità di un primo incremento dei tassi nella seconda parte dell’anno. Tuttavia, il mercato ha puntato l’attenzione sul ridimensionamento delle aspettative di crescita e d’inflazione, oltre che su un percorso rialzista meno inclinato (v. grafico per l’illustrazione dello spostamento al ribasso nel grafico a dispersione della Fed). Ora che le previsioni della Fed sono più in linea con le aspettative del mercato e che un rialzo dei tassi è più probabile in settembre che in giugno, prevediamo che riprenda il rialzo dei rendimenti dei Treasury USA osservato dalla fine di gennaio.

In Europa, l’inizio del quantitative easing della Banca Centrale Europea ha spinto i rendimenti delle obbligazioni EUR nettamente più in basso di quanto avessimo previsto. Da un lato, il programma di acquisti, che dovrebbe proseguire fino a settembre del prossimo anno, dovrebbe offrire ulteriore sostegno ai prezzi delle obbligazioni, soprattutto in considerazione del volume ridotto delle nuove emissioni di titoli di Stato in EUR. Dall’altro lato, non prevediamo che i rendimenti EUR a lunga scadenza scendano ulteriormente dai livelli correnti vista la curva dei rendimenti già così piatta e la restrizione auto-imposta della BCE di non acquistare singole obbligazioni con un rendimento inferiore a –0,2%. Inoltre, mentre le aspettative d’inflazione hanno iniziato a recuperare, restano comunque nettamente inferiori all’obiettivo della BCE e, a nostro avviso, hanno margini per un ulteriore aumento.

Il miglioramento degli indicatori economici e degli utili societari in Europa puntano verso un incremento dei rendimenti reali nel medio termine. Di conseguenza, restiamo negativi sui titoli di Stato europei, confermando una preferenza relativa per i paesi periferici. Tra gli altri grandi mercati, l’Australia rimane il nostro preferito; è infatti favorito da rendimenti più elevati e una possibile prosecuzione dell’allentamento monetario. Per le stesse ragioni, manteniamo una posizione positiva sulle obbligazioni nazionali dei mercati emergenti (ME), anche se i costi di copertura potrebbero pesare ulteriormente sulla performance vista la fortissima volatilità delle valute (il nostro parere corrispondente sulle valute emergenti è negativo).

Migliori prospettive di rendimento totale per obbligazioni corporate ad alto rendimento ed emergenti Sul fronte del credito, preferiamo ancora le obbligazioni ad alto rendimento. Dopo la correzione di marzo, intravediamo un’interessante opportunità d’ingresso, e anche la ripresa economica in corso negli USA è favorevole. Nel contempo, la rinnovata debolezza del prezzo del petrolio e l’imminente stretta monetaria della Fed rappresentano un rischio per le obbligazioni USA societarie ad alto rendimento e le obbligazioni emergenti in valute forti (EM HC). Tuttavia, con i mercati più preparati, non prevediamo che i mercati del credito reagiscano alla Fed così negativamente come fecero nel maggio 2013, quando venne per la prima volta citato il “tapering”.

Le valutazioni puntano in direzione di una possibile ulteriore riduzione degli spread nelle EM HC, anche se continuiamo a prevedere un incremento dello spread sovrano in Brasile, in considerazione del quadro economico negativo (vedere il nostro articolo Tema speciale per ulteriori dettagli). Il nostro parere sulle obbligazioni BRL a breve scadenza è più bilanciato, ma l’aumento dell’inflazione resta fonte di preoccupazione, soprattutto per le obbligazioni nazionali a lunga scadenza.

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