Etf vecchi e nuovi

a cura di Claudio Barberis, responsabile Assett Allocation di MoneyFarm

Cresce e si evolve il mercato degli Etf in Europa e in Italia. Dati di Borsa Italiana mostrano una crescita pressoché costante negli ultimi anni delle masse gestite e del controvalore degli scambi da parte degli investitori retail. Il boom degli ETF ha radici lontane e può essere ricondotto a tante motivazioni differenti. La crisi finanziaria ha portato una ricerca di trasparenza e liquidabilità che questo prodotto riesce a soddisfare. Database relativi al mercato dei fondi tradizionali confermano la difficoltà per i gestori attivi nel generare performances migliori degli indici di riferimento. E anche quando i gestori attivi sono bravi, è difficile per l’investitore privato finale riconoscere questa capacità di gestione in anticipo. Da ultimo, tecnologia e innovazione nel mondo dei servizi finanziari (piattaforme web di consulenza, database accessibili a tutti i risparmiatori, forum vari…) hanno dato un buon supporto all’interesse per gli ETF da parte del pubblico indistinto. Da un punto di vista industriale, gli emittenti di ETF stanno approfittando di questo boom per espandere l’offerta e completarla. Se un decennio fa l’ETF era uno strumento passivo, su un indice ampiamente conosciuto e si prestava a investimenti “plain vanilla”, oggi si trovano su Borsa Italiana quasi un migliaio di strumenti quotati sempre più evoluti e in alcuni casi complessi. Tra le maggiori evoluzioni si trovano:

  • ETF su benchmark smart beta: si tratta di benchmark che pesano i titoli non in base alla capitalizzazione di mercato ma secondo criteri sistematici di tipo diverso (qualità degli utili, dividendi pagati…)
  • ETF/ETC a leva o short: si tratta di prodotti che prendono posizione con leva o con segno negativo su un indice
  • ETF su reddito fisso evoluti: prodotti che coprono parte del rischio di portafoglio, ad esempio investendo su corporate ma coprendo il rischio di tasso con contratti futures
  • ETF su asset classes un tempo non replicabili (ad esempio le obbligazioni convertibili)
  • ETF multiasset, che mettono insieme nello stesso prodotto diversi mercati
  • ETF attivi, gestiti come tradizionali fondi comuni d’investimento

In tutti questi casi l’industria degli Etf offre agli investitori prodotti in grado di soddisfare esigenze più sofisticate e un universo investibile che ormai copre la gran parte dei mercati accessibili ai fondi tradizionali. Si tratta però di un universo più complesso da analizzare ed utilizzare per un investitore finale, per cui sotto questo punto di vista lo strumento Etf offre un’opportunità per il mondo dei consulenti finanziari in grado di costruire portafogli partendo da un paniere di opportunità così vasto.

Gli Etf più evoluti hanno spesso commissioni di gestione non lontane da quelle pagate da classi istituzionali di fondi tradizionali. Si tratta di un esempio di convergenza tra ETF e fondi. Un altro esempio di convergenza si vede dal fatto che alcune società di gestione stanno iniziando a quotare su Borsa i proprio fondi, cercando di offrire la liquidabilità e trasparenza che gli ETF hanno per primi offerto.

Il prodotto che più simboleggia la convergenza tra fondi ed ETF è forse rappresentato dai nuovi ETF attivi. Si tratta di ETF il cui portafoglio viene gestito attivamente da un gestore tradizionale, quotati sul listino come un ETF tradizionale. Offrono quindi liquidabilità, trasparenza come gli ETF, sono acquistabili da qualunque risparmiatore abbia un conto titoli e non richiedono accordi di distribuzione specifici. Sono però gestiti attivamente come un fondo tradizionale, quindi per selezionare un ETF attivo occorre avere un accurato processo di due diligence come si ha quando si acquistano fondi.

Gli ETF attivi e smart beta sono una risposta a una delle critiche maggiori fatte alla filosofia sottostante gli ETF passivi tradizionali, ossia il fatto che agendo in modo passivo gli ETF amplificano o si adattano alle scelte fatte da investitori terzi, amplificando i trends di mercato sia positivi sia negativi.

L’evoluzione dell’industria degli ETF permette quindi di completare e arricchire l’universo investibile a disposizione del mercato retail ed è una buona notizia. Offre anche un’enorme opportunità di business per i consulenti indipendenti, poiché con tutta la buona volontà l’investitore fai da te non riuscirà a muoversi in una gamma così ampia e complessa. L’epoca degli ETF è quindi solo agli inizi.

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