A cura di Mike Conelius, gestore di portafoglio EM Debt, di T. Rowe Price
Gli investitori che puntano sul debito dei Mercati Emergenti si imbattono, da un lato, in due fattori piuttosto innocui e, dall’altro, in due elementi che invece destano più preoccupazioni. Quelli più innocui sono la bassa crescita e le sfide sul fronte del mercato valutario: la prima ci sta accompagnando da un po’ di tempo e, insieme ai prezzi bassi delle commodity, ha rappresentato la difficoltà principale per coloro che investono nel debito dei Mercati Emergenti. Ciò, tuttavia, è stato ormai pienamente scontato e la crescita ha già raggiunto il suo livello più basso e sta ripartendo. Detto ciò, c’è un forte problema di disuguaglianza tra i vari Paesi in termini di previsioni economiche.
Il secondo aspetto è costituito dalle problematiche valutarie riguardo al credito denominato in dollari. Ci sono stati timori sulle obbligazioni corporate in valuta forte, via via che il dollaro si apprezzava. C’è la percezione che alcuni creditori potrebbero non essere in grado di ripagare i propri debiti in dollari e che ci potrebbe dunque essere un aumento dei default. Tuttavia, la maggior parte delle società è ben posizionata per resistere a questa pressione: alcune hanno coperto dal rischio cambio i pagamenti, mentre altre hanno considerevoli riserve in valuta forte, e così via.
I due aspetti più preoccupanti, invece, sono costituiti dai rischi esogeni e dall’irrigidimento della politica monetaria della Federal Reserve. Il primo fattore ultimamente è stato particolarmente problematico, basti pensare a Russia e Ucraina, al Venezuela, all’Argentina, al Brasile e allo scandalo Petrobras. Il sentiment degli investitori continua a essere molto debole. Le persone stanno senza dubbio evitando di investire i propri soldi in questa fase. In un’ottica più positiva, però, gran parte di questo scenario dovrebbe chiarirsi nei prossimi dodici mesi.
Per esempio, c’è ottimismo riguardo alle elezioni di ottobre in Argentina e si prevede che il Paese si riaprirà ai capitali esteri. In Venezuela non dovrebbe verificarsi un default a breve termine, cosa che invece i mercati al momento stanno scontando. Infatti, ora come ora stiamo assumendo alcune posizioni strategiche in Venezuela – non molto ampie, ma che comunque offrono un reddito piuttosto considerevole. La prospettiva di un irrigidimento della politica monetaria della Fed, invece, causerà senza dubbio delle difficoltà in termini di liquidità nei prossimi mesi. Almeno, questo sarà un problema di medio-breve periodo.
Il consensus generale – ed anche la nostra view – è che la Fed alzerà i tassi a giugno o a luglio, per poi effettuare un altro rialzo più avanti, nel 2015. Questi incrementi, tuttavia, non saranno consistenti, forse di 25 punti base nel primo e di altri 25 nel secondo caso. Preferiamo considerare il periodo di minor disponibilità sul fronte della liquidità come un’occasione per comprare piuttosto che un ostacolo. Almeno nel 2015, il debito dei Mercati Emergenti in valuta forte dovrebbe sovraperformare quello in valuta locale. Il debito in valuta locale ha certamente avuto un periodo interessante.
Tutti amavano questo spazio di investimento nel 2009/2010 e molti volevano entrarci. Ora, si sono allontanati. La realtà è che gli operatori devono comprendere i rischi associati alle divise locali. La valuta, infatti, costituisce l’aspetto maggiormente volatile per i portafogli obbligazionari degli investitori.
Quando si pensa alle valute dei Mercati Emergenti rispetto al dollaro statunitense, è forse più facile formulare prospettive basandosi su ciò che accadrà al dollaro. Il trend di apprezzamento del biglietto verde durerà ancora un po’, ma è improbabile che si protragga nel medio-lungo periodo. Ciò che ha veramente alimentato questo movimento è la crescita dell’economia statunitense, che tuttavia non potrà continuare a crescere unilateralmente e non dovrebbe raggiungere il 4 o 5%.
Secondo noi, da parte degli investitori c’è ancora un forte sottopeso relativo alla prospettiva secolare. Molte istituzioni ancora non hanno alcuna esposizione sul debito dei Mercati Emergenti. Probabilmente, poi, le problematiche recenti hanno rafforzato queste convinzioni, di conseguenza gli investitori che non vi hanno puntato e che hanno assistito alle difficoltà di tale asset class potrebbero essersi congratulati con se stessi! Tuttavia, così facendo, rischiano di lasciarsi scappare qualcosa: la performance del debito dei Mercati Emergenti, infatti, ritornerà e sarà necessario esserci esposti.