Mercati emergenti: sempre più deboli

A cura del Team di Research & Investment Strategy  di Axa Investment Managers
Lo scenario economico nelle economie emergenti resta debole, ed è già peggiorato in Russia e Brasile, due delle principali economie emergenti che verosimilmente sono entrate in recessione all’inizio del 2015 a giudicare dal brusco calo della produzione industriale a Gennaio e Febbraio. Più in generale, le vendite al dettaglio e la produzione industriale rallentano in tutte le regioni poiché il calo dell’inflazione determinato dai prezzi dell’energia ha fatto salire i tassi di interesse reali e ridotto gli investimenti.
Di conseguenza, il divario a livello del ciclo economico tra i mercati consolidati e i mercati emergenti si è ampliato ulteriormente. Anche i mercati emergenti in Asia hanno rallentato, come evidenziato dagli ultimi indici PMI. Si intensificano infatti le preoccupazioni per l’economia cinese, poiché gli indicatori di tendenza ad alta frequenza restano sotto tono ed hanno spinto le autorità a intervenire attraverso un allentamento delle condizioni di credito ipotecario. Nel contempo, il governo cinese continua a introdurre politiche volte all’applicazione di riforme strutturali dell’economia, più recentemente con la proposta di un piano di assicurazione sui depositi che preannuncia una più ampia deregolamentazione del mercato finanziario.
Il rapido calo dell’inflazione consente alle banche centrali asiatiche di pensare a un allentamento monetario. Alcuni paesi (tra cui Singapore e Tailandia) già prevedono un calo dell’inflazione annuale collegato alla flessione dei prezzi delle commodity. Prevediamo che la politica monetaria nei paesi emergenti resterà accomodante, visto il perdurare dei rischi di una flessione dell’inflazione a fronte dell’indebolimento dell’attività economica, del calo dei prezzi delle materie prime e della temporanea riduzione delle pressioni al ribasso sulle valute.
I tentativi di alleggerire le condizioni di finanziamento dovrebbero favorire le prospettive di crescita a breve termine; noi prevediamo che la crescita del PIL in Cina si stabilizzerà al 7,1% nel 2015.
Strategia di investimento: ridurre il rischio nel breve termine. Sembra un “dejà vu”. Se non fosse per la liquidità, i mercati sarebbero più preoccupati a fronte della crescita deludente, Eurozona a parte. Il lieve rallentamento della crescita nel 1° trimestre è stato un tema ricorrente negli ultimi anni, seguito da un rimbalzo nei trimestri successivi.
Dovremmo quindi semplicemente ignorare l’indebolimento dello scenario economico e sperare in un contesto più favorevole? Siamo tentati di dire di sì, ma c’è un grosso ostacolo da considerare, ovvero il primo rialzo dei tassi da parte del FOMC.
Come abbiamo spiegato, crediamo che la banca centrale americana alzerà i tassi a Settembre nonostante il tono più accomodante del Presidente Yellen alla conferenza stampa e nei discorsi successivi.
Anche se siamo inclini a ritenere che l’inizio di un ciclo di rialzo dei tassi da parte della Federal Reserve sia una buona notizia, poiché sarebbe collegato al rafforzamento dell’economia, nel breve termine (ovvero i prossimi 3-6 mesi), potremmo assistere a un aumento della volatilità. Questo ciclo di politica monetaria è stato alquanto diverso sotto numerosi aspetti e non possiamo paragonarlo a nessun ciclo precedente. Ma negli ultimi 50 anni ci sono stati due periodi in cui le autorità monetarie statunitensi hanno mantenuto i tassi invariati per più di un anno prima di avviare la stretta, nel 1994 e nel 2004. In entrambi i casi le azioni hanno prodotto un rendimento buono se non ottimo nei 12 mesi precedenti al primo rialzo.
Dal Settembre dello scorso anno, il mercato degli Stati Uniti ha prodotto un rendimento del 5% circa. Le valutazioni sono più o meno simili in tutti e tre i casi (circa 20x), ma la differenza principale riguarda l’accelerazione degli utili. Dopo le due recessioni, gli utili societari sono saliti a un tasso a due cifre e hanno accelerato. Oggi la crescita degli utili negli Stati Uniti è poco oltre lo zero e il rischio di nuove delusioni sale di giorno in giorno mentre ci avviciniamo alla pubblicazione dei dati del 1° trimestre.
Questo scenario ci preoccupa, pertanto suggeriamo di ridurre a sottopesata la posizione in azioni americane nel breve termine. Di conseguenza consigliamo anche di ridurre il peso complessivo delle azioni a neutrale. Nel più lungo termine, l’azionario resta la nostra asset class preferita semplicemente perché siamo ancora convinti che i) la banca centrale americana sarà estremamente prudente nel ciclo di aumento dei tassi e qualsiasi segnale di debolezza economica sospenderà gli interventi, ii) la liquidità resta abbondante nel resto del mondo, non solo nell’Area Euro ma anche in Giappone e nei mercati emergenti (ad eccezione del Brasile che è uno dei grandi paesi), iii) la crescita continua a migliorare su scala globale, per quanto lentamente, e iv) tornano fusioni e acquisizioni considerata l’abbondanza di liquidità nelle casse delle imprese.

Vuoi ricevere le notizie di Bluerating direttamente nella tua Inbox? Iscriviti alla nostra newsletter!