Global Multi-Asset Income di Schroders: tre anni e 6,5 mld $ di asset

Il fondo Schroder ISF Global Multi-Asset Income taglia il traguardo dei 3 anni con un patrimonio in gestione di 6,5 miliardi di dollari e un rendimento annuo del 6,3% dal lancio: un risultato ottenuto grazie a un approccio globale, flessibile e svincolato da benchmark. Il fondo mira a generare un flusso diversificato e sostenibile di income (derivante da cedole e dividendi) con un livello moderato di rischio, ricercando titoli di qualità in tutto il mondo, spaziando dall’azionario all’obbligazionario dei Paesi sviluppati ed emergenti. Da qui il forte apprezzamento riscontrato in Europa – soprattutto in Italia, oltre a Germania e Francia – Asia e Medio Oriente, in un contesto generalizzato di bassi rendimenti e crescita moderata.
“Nel solo 2014, Schroder ISF Global Multi Asset Income ha raccolto in Italia più di 1 miliardo di euro, a conferma del forte bisogno degli investitori di poter contare su forme di reddito alternative ai classici strumenti”, ha commentato Luca Tenani, Country Head Italy – Asset Management, Schroders.
“Al momento l’azionario è la nostra asset class preferita, anche se bisogna attuare un’attenta gestione del rischio in periodi di elevata volatilità. Preferiamo i listini delle aree che dovrebbero beneficiare di politiche monetarie ancora accomodanti, come Europa e Giappone, a discapito di mercati che risentiranno direttamente (Stati Uniti e Regno Unito) o indirettamente (Paesi emergenti) di politiche monetarie più rigide”, ha sottolineato Aymeric Forest, Head of Multi Asset Investments Europe di Schroders e co-gestore, insieme a Iain Cunningham, di Schroder ISF Global Multi-Asset Income, aggiungendo che: “nel mondo obbligazionario, abbiamo spostato parte della nostra esposizione sull’High Yield statunitense ed europeo, in vista del rialzo dei tassi della Federal Reserve”.
“Guardando al futuro, ci aspettiamo uno scenario di significativa divergenza tra politiche monetarie regionali e tra performance delle asset class, con la maggior parte delle Banche centrali che manterranno posizioni accomodanti mentre la Fed si avvierà a un ciclo di stretta monetaria”, ha poi evidenziato Forest, concludendo che “tale divergenza dovrebbe essere accompagnata da una maggiore volatilità, che ci porterà a restare flessibili sia in termini di asset allocation che di gestione del rischio”.

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