Il punto sui mercati di Banca Intermobiliare

a cura di Banca Intermobilare

Tentativo di exit strategy” potrebbe essere una definizione per l’attuale fase dei mercati finanziari, nel senso di primo step di un lungo percorso che dovrà progressivamente “sgonfiare la bolla” creatasi in questi anni sui bond.
Gli ultimi giorni sono stati infatti caratterizzati da un forte incremento della volatilità sul comparto obbligazionario ed, in particolare, sul Bund, con conseguenti effetti su tutte le asset class.
Sono state avanzate molteplici spiegazioni su questa improvvisa impennata di volatilità, arrivata proprio quando gli operatori erano ormai pronti a scommettere su un rendimento negativo del decennale tedesco.
Va detto che quando i livelli sono così estremi come quelli venutisi a creare sul Bund bisogna mettere in conto la possibilità di movimenti estremamente bruschi, alimentati magari anche da fattori scatenanti di relativa significatività. Nel caso specifico l’input è probabilmente arrivato dal “repricing” relativo della politica monetaria dopo i dati macro di questa prima parte dell’anno e la crescita delle aspettative di inflazione in Europa, su cui non ha giocato un ruolo secondario il rimbalzo del prezzo del petrolio.

Riteniamo che alle Banche Centrali possa fare comodo un rialzo del premio per il rischio sui mercati finanziari (inteso anche come premio per la duration) e che vadano lette in questa direzione le recenti dichiarazioni della Yellen (“i tassi di interesse a lungo termine sono su livelli molto bassi”, “potremmo vedere un deciso aumento quando la FED avvierà il rialzo dei tassi”). E’ significativo che queste dichiarazioni siano state rilasciate proprio mercoledì scorso in piena esplosione di volatilità.
L’impressione è che la FED questa volta sia seriamente intenzionata ad intervenire sui tassi, per non perdere di credibilità e per non alimentare ulteriormente la bolla finanziaria, anche a costo di un temporaneo aumento della volatilità.

Rimanendo in uno scenario dominato dalla liquidità, i movimenti rischiano di essere sempre esponenziali: è quindi importante che le Banche Centrali dimostrino di avere la situazione sotto controllo al fine di evitare che una crescita del premio per il rischio si trasformi in avversione al rischio. In questo senso è fondamentale che dopo l’iniziale esplosione di volatilità, nelle prossime settimane il movimento ritrovi una certa compostezza con riguardo alla velocità del rialzo dei rendimenti e che non compaiano segnali di tensioni sui comparti a spread.

Il rialzo dei tassi e del premio per il rischio necessita anche di un’economia in salute e questo introduce l’altro fattore di preoccupazione di questa delicata fase dei mercati: la “zoppicante” economia americana di questi primi mesi dell’anno (ormai il consensus si sta posizionando per una revisione al ribasso della PIL del 1Q, portandolo in territorio negativo).
E’ fondamentale che l’economia americana vada verso una riaccelerazione, in caso contrario la FED rischierebbe di trovarsi in una posizione estremamente scomoda (necessità di alzare i tassi, ma con il timore che l’economia non se lo possa permettere), con l’aggiunta che gli attuali livelli di Wall Street sarebbero difficilmente sostenibili.

Se tutto questo non bastasse, continua anche la “telenovela” sulla Grecia. La riunione dell’Eurogruppo di ieri ha ancora una volta confermato le difficoltà nel giungere ad una soluzione: il comunicato ufficiale del meeting da un lato evidenzia i progressi che sono stati raggiunti, dall’altro lato sottolinea il tempo e gli sforzi ancora necessari per colmare il gap tra le controparti; in sostanza, il Governo greco è andato incontro ad alcune richieste, ma continua a rifiutare interventi sulle pensioni e sul mercato del lavoro.
L’impressione è che i tempi non saranno brevi, anche perché, dopo le dichiarazioni di ieri di Schaeuble, acquista peso l’ipotesi che una eventuale intesa sia sottoposta a referendum. Il Ministro delle Finanze tedesco, sicuramente anche per una logica negoziale, ha dichiarato: “Se il Governo greco pensa di dover fare un referendum, dovrebbe effettuarlo. Forse potrebbe essere corretto che il popolo greco decida se è pronto ad accettare le misure necessarie”.

Nel breve termine:
– la volatilità sui bond;
– l’incertezza sulla Grecia;
– la delicata fase dell’economia americana;
sono elementi più che sufficienti ad alimentare la fase di consolidamento delle Borse.
Va in questa direzione anche l’andamento grafico degli indici europei, i cui tentativi di recupero si sono finora sistematicamente arenati in corrispondenza della trend-line discendente che delimita l’attuale movimento correttivo.

Al tempo stesso non bisogna però dimenticare che vi sono le condizioni affinché:
– le Banche Centrali siano in grado di controllare il movimento sui bond;
– si raggiunga l’agognato compromesso sulla Grecia;
– il rallentamento dell’economia americana sia da imputare a fattori straordinari e quindi temporaneo;
confermando uno scenario a supporto dei mercati azionari sul medio termine (soprattutto quelli europei, favoriti dalla politica monetaria della BCE, dal favorevole momentum dell’economia e dalle valutazioni).

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