Nuovo redditometro. Vale la pena tenere quell´auto? Cosa veramente incide sul portafoglio degli italiani?

Il 2015 è l’anno in cui l’Agenzia delle Entrate invierà a 25.000 contribuenti le comunicazioni riguardanti l’accertamento redditometrico dei precedenti 5 anni. Con la circolare n. 6/E dell’Agenzia delle Entrate sono state introdotte alcune principali novità. Da marzo 2014, il nuovo redditometro è finalmente entrato in vigore grazie al D.L. n. 78/2010. Questo ha un’applicazione totalmente differente rispetto alla precedente.

Il nuovo accertamento, ai sensi dell’articolo 38 del DPR n. 600/73, non si basa più su indici relativi alla capacità contributiva, che tramite determinati coefficienti tramutavano in reddito il semplice possesso di beni e servizi. Il gettito del contribuente, ora, è ricostruito unicamente sulla base delle spese realmente sostenute. Gli elementi che incideranno sugli oneri fiscali  dei contribuenti sono: le spese certe quelle oggettivamente riscontrabili dal contribuente e dal Fisco, le spese determinate da elementi presenti nell’anagrafe tributaria come ad esempio le spese di manutenzione auto basate sulla sua cilindrata, le spese ISTAT su campioni significativi di famiglie differenziate per composizione ed area geografica, e gli investimenti sostenuti nell’anno per l’acquisto di beni e servizi durevoli e la quota di risparmio formatasi nell’anno.

Altri elementi innovativi rispetto al vecchio redditometro riguardano: la differenza tra reddito dichiarato e quello accertato che deve essere almeno pari al 20% (e non più il 25%), lo scostamento relativo alla singola annualità e non più a due; l’aumento patrimoniale quindi che si realizza nell’anno in cui la spesa è stata sostenuta e non più negli ultimi cinque. Il risparmio quindi non incide sulla determinazione del reddito sintetico, poiché viene introdotta una procedura di garanzia tramite un doppio contraddittorio obbligatorio, al fine di raggiungere un accertamento con adesione. Nel calcolo del redditometro possedere un’auto incide molto ai fini della ricostruzione del reddito minimo presunto o di quello accertabile.

La valutazione varia a seconda dei valori che sono attribuiti alle diverse vetture in relazione ai cavalli e alla cilindrata. Questo incide molto sulla vita degli italiani, in quanto per motivi culturali, possedere un’auto potente ed immobili eleganti è simbolo del proprio status sociale. Forse è per questo che l’Agenzia delle Entrate ha preferito questi due indici rispetto agli altri. L’acquisto di un’automobile, quindi, può influire non poco nella ricostruzione del reddito minimo presunto. Sui coefficienti di calcolo incidono valori come la potenza del mezzo, l’anno d’immatricolazione, la tipologia della vettura. Il decreto 24 dicembre 2012 specifica che “in base alla potenza in kw, è calcolata la relativa spesa per carburante, olio, pezzi di ricambio e manutenzione, applicando i parametri contenuti nell’Allegato 1 della Tabella A”. Tale tabella racchiude i kw medi delle tipologie di nuclei familiari, relativi al veicolo di trasporto.

La spesa, inoltre, è relativa sia alla quota che ai mesi di possesso, mentre sono aggiunte le cifre versate per bollo auto, assicurazioni obbligatorie RC, nonché furto e incendio. Queste ultime voci saranno quantificate sulla base dei dati oggettivamente calcolati. La norma, infine, stabilisce che “il pagamento del bollo è a carico del proprietario dell’autovettura; pertanto, in caso di leasing o noleggio, il relativo costo è a carico della ditta noleggiante”.

Il redditometro, quindi, è alimentato dal semplice possesso di una vettura; per questo, forse, negli ultimi mesi è aumentato enormemente il numero di quotazioni auto, ma anche il numero di persone che ricorre al noleggio e il leasing.

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