Sondaggio EY: Il 42% manager italiani riconosce aumento norme contro frodi

Il sondaggioFrode e corruzione, la scelta più facile per la crescita?” condotto da EY nell’area EMEIA (Europa, Medio Oriente, India e Africa), ha rilevato come la maggiore pressione sul management per il raggiungimento dei target aziendali, unita alla volatilità dei mercati, provochi un aumento del rischio nelle opportunità di espansione. L’instabilità geopolitica, la volatilità dei prezzi delle materie prime e delle valute, così come le sanzioni economiche, stanno spingendo le aziende e i loro manager verso comportamenti ad alto rischio.

Dall’indagine, svolta in 38 paesi diversi e su un campione di 3.800 dipendenti di imprese medio grandi, emerge che a livello EMEIA il 33% degli intervistati considera il management soggetto a crescenti pressioni per espandere il proprio business in mercati ad alto rischio. Il 61% degli intervistati sostiene che in tali mercati la corruzione sia un fenomeno diffuso, e il 37% afferma che le aziende sovrastimano le proprie performance finanziarie per finalità di reputazione.

Il rischio di frode, tuttavia, non è limitato solo ai paesi in via di sviluppo. Il 26% del top management intervistato dice di essere venuto a conoscenza nell’ultimo anno di casi relativi all’anticipo dei ricavi (fenomeno al centro di numerosi frodi). Inoltre, il 21% di coloro che hanno partecipato al sondaggio sostiene che talora i risultati negativi non vengono apertamente condivisi all’interno del proprio gruppo.

La frode e la corruzione non sono le vie più facili per incrementare la crescita Il sondaggio mostra una chiara correlazione tra le aziende in crescita e l’attenzione alla verso la compliance. Gli intervistati che operano in contesti imprenditoriali in crescita tendono a: – valutare come molto buoni gli standard etici delle proprie aziende; – avere o conoscere molto bene le proprie policy di anti corruzione; – considerare operazioni su diversi mercati che rispettino gli stessi standard etici.

Banche e assicurazioni hanno sistemi di protezione maggiormente strutturati Nonostante l’implementazione di sistemi e policy di anticorruzione abbia un impatto positivo sulla crescita delle società, l’indagine svolta mostra come molti settori non abbiano ancora sviluppato un sistema efficace di monitoraggio e segnalazione.
Il 42% degli intervistati afferma che le aziende per le quali lavorano non hanno una procedura/manuale di anticorruzione, o quantomeno non ne sono a conoscenza; – Il 36% degli intervistati non ha partecipato a momenti formativi focalizzati sull’anticorruzione; – Il 24% degli intervistati riferisce che le proprie organizzazioni non dispongono di un sistema di segnalazione di pratiche scorrette (“whistleblowing hotline”).

I risultati del sondaggio confermano inoltre come le imprese operanti nel settore finanziario hanno intrapreso diverse azioni di miglioramento in risposta alla forte pressione alla quale sono state sottoposte da parte degli enti regolatori, dei clienti e di altri soggetti. Rispetto ad altri settori, le società di servizi finanziari concentrano di più la loro attenzione sulla compliance e sul monitoraggio dei comportamenti del proprio staff.
Tuttavia vi sono ancora margini di miglioramento. L’indagine evidenzia che anche in ambito financial services le società non hanno ancora sviluppato una policy anticorruzione e che non sono a conoscenza di strumenti anticorruzione come la whistleblowing hotline. Inoltre, secondo quanto rivela il sondaggio, le aree di rischio maggiormente sensibili riguardano il riciclaggio e le operazioni di trading non autorizzate.

L’impegno della leadership è fondamentale Un altro dato emerso dal sondaggio mostra come il 44% dei manager trasmettano il proprio impegno all’implementazione di standard etici, comunicandone spesso l’importanza e il committment. Ma è necessario uno sforzo ulteriore per trasmettere questi valori, dato che tra i loro dipendenti, solo il 30% delle risorse junior lo percepisce in modo efficace.

La situazione in Italia In questo contesto, l’Italia presenta una situazione in chiaroscuro. Se da una parte vi è una forte percezione di corruzione, dall’altra parte è altrettanto ben radicata la consapevolezza che il ricorso a strumenti (anche normativi, come il decreto legge già firmato dalla Presidenza del Senato) possano aiutare ad arginare e a combattere questo fenomeno.
Gli intervistati coinvolti nell’indagine ritengono infatti che in Italia la corruzione sia ancora un fenomeno diffuso (per il 67% degli intervistati) e che tra le cause scatenanti ci siano la pressione a trovare nuove fonti di crescita di fatturato (per il 61% degli intervistati) e sviluppare business in aree a rischio più elevato (29%). A tal proposito lo studio evidenzia che a fronte di sistemi di reporting efficaci che consentono al management di far affidamento sui risultati finanziari delle proprie business unit (64%), non sempre lo stesso management è perfettamente a conoscenza dei rischi legati alle business practies dei paesi in cui operano esponendosi in tal modo a rischi di sanzioni o procedimenti.

E’ stata inoltre riscontrata una forte attenzione agli strumenti per combattere la corruzione. Le normative introdotte negli ultimi due anni, riconosciute dal 42% degli intervistati, hanno avuto effetti positivi sulle condotte aziendali. Per il 67% degli intervistati, la crescente attenzione è riconosciuta anche verso l’adeguata gestione delle segnalazioni pervenute mediante whistleblowing hotline, così come verso l’utilizzo di differenti processi/strumenti, prediligendo il supporto di provider esterni, per la gestione del rischio controparte.

 “Il problema della corruzione nel nostro Paese è ancora forte – ha affermato Fabrizio SantaloiaNational Leader EY per il Fraud Investigation & Dispute Services (FIDS) – ma negli ultimi anni assistiamo a un cambiamento radicale. La forte sensibilizzazione e l’incremento della regolamentazione rappresentano validi strumenti per contrastare la diffusione della corruzione. L’utilizzo di strumenti di monitoraggio e prevenzione dei rischi di frode, quali le segnalazioni anonime e l’analisi del rischio controparte, permettono un concreto miglioramento e un conseguente incremento dei benefici e degli effetti positivi sul sistema imprenditoriale italiano”.

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