Più prudenti sui titoli di credito, negativi sulle commodity

A cura di Nannette Hechler-Fayd’herbe, Head of Investment Strategy, Credit Suisse
Dopo i titoli di Stato core, ora diventiamo più prudenti sui titoli di credito Per molto tempo non avevamo preso in considerazione i titoli di Stato core nell’ambito della nostra strategia d’investimento, poiché non offrivano valore in base a gran parte dei nostri parametri. Non solo, a inizio anno, abbiamo ridotto le posizioni neutrali di tali titoli nell’ambito delle nostre asset allocation strategiche, ma abbiamo anche implementato il nostro giudizio negativo sui titoli di Stato core, sottoponderando ulteriormente la classe d’investimento nei nostri portafogli. Per il futuro manteniamo il nostro giudizio negativo. I dati economici restano in linea con un primo rialzo dei tassi d’interesse da parte della Fed a settembre, e ciò dovrebbe sospingere ulteriormente al rialzo i rendimenti obbligazionari. Assumiamo altresì un atteggiamento più prudente sui titoli di credito, poiché prevediamo un incremento della sensibilità sia delle obbligazioni high yield che di quelle investment grade verso i rendimenti dei Treasury USA di riferimento. Il cuscinetto degli spread creditizi per assorbire l’effetto negativo correlato al rialzo dei rendimenti dei titoli di Stato statunitensi è ridotto per le obbligazioni investment grade. Però prevediamo che esse saranno le prossime a registrare un’underperformance.La relativa illiquidità delle obbligazioni high yield è fonte di preoccupazione, e visto che alcuni dei driver per il rally dei titoli energetici high yield negli USA stanno perdendo slancio nel 1T, portiamo a neutrale il nostro giudizio sulla classe d’investimento. Le migliori prospettive sono quelle delle obbligazioni indicizzate all’inflazione in un quadro caratterizzato da una normalizzazione dell’inflazione.
Azioni svizzere di nuovo a outperform; azioni australiane neutrali Non è inconsueto per i mercati azionari evidenziare un andamento più irregolare quando i tassi d’interesse salgono e i rendimenti obbligazionari diventano più volatili, nel momento in cui le valutazioni azionarie sono soggette a una nuova stima. Ma, nel contempo, non ci sono molte migliori alternative alle azioni, e pertanto riteniamo adatta la nostra posizione neutrale sulle azioni globali nel complesso. L’andamento più significativo nelle ultime settimane è stato il consistente upgrade delle previsioni sugli utili degli analisti per le azioni elvetiche, dopo la resilienza evidenziata nei risultati per il 1T. L’indebolimento del CHF rispetto all’USD dovrebbe fornire un ulteriore sostegno e i settori con un grande peso nell’indice svizzero, come la sanità, stanno traendo vantaggio dall’ondata di fusioni e acquisizioni a livello globale. Ciò dovrebbe fornire un sostegno all’outperformance del mercato elvetico. La performance delle azioni australiane, di contro, è stata più eterogenea rispetto alle previsioni, nonostante il sostegno della politica monetaria. Anche il quadro dei grafici tecnici è peggiorato significativamente. Di conseguenza assumiamo un giudizio neutrale sulle azioni australiane, portando a outperform il nostro giudizio sulle azioni svizzere. Continuiamo a prediligere il Giappone, pur con una convinzione leggermente più bassa, per via dei recenti progressi.
Invariato il giudizio positivo sull’USD; propensione negativa sulle commodity A nostro giudizio, l’incremento implicito dei tassi sul mercato monetario statunitense fornirà con ogni probabilità un nuovo slancio all’USD in rapporto alla gran parte delle valute dei mercati sviluppati ed emergenti. Per questa ragione restiamo positivi. Due valute svettano essendo potenzialmente in grado di tenere in presenza di un rafforzamento dell’USD: la GBP, sostenuta da un robusto quadro di crescita nel Regno Unito, e il JPY, che si è indebolito a livelli di sottovalutazione. Le commodity sono state aiutate dalla flessione dei rendimenti obbligazionari e dall’indebolimento dell’USD nel 1T. Il rialzo dei rendimenti e un rafforzamento dell’USD, di contro, dovrebbero determinare delle problematiche nel 2T poiché molti mercati delle commodity presentano eccessivi livelli di offerta. Continuiamo pertanto a preferire gli hedge fund nell’ambito degli investimenti alternativi. Nel settore immobiliare, il nostro giudizio sui REIT britannici è migliorato dopo le elezioni.

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