Grecia:l’inizio di un periodo prolungato d’incertezza: la view di Loomis

A cura di Laura Sarlo, analista senior del debito sovrano, e Aimee Kaye, analista Loomis Sayles
La situazione in Grecia ha subito negli ultimi giorni una brusca virata. Sebbene noi e i mercati fossimo ottimisti sul fatto che la Grecia avrebbe negoziato un accordo all’ultimo minuto con i suoi creditori internazionali, la sorprendente decisione del primo ministro Alexis Tsipras di lasciare le negoziazioni per il salvataggio e indire un referendum per il 5 luglio ha creato scompiglio. Mentre la Grecia va avanti a testa bassa con questi piani referendari, ci sono però ostacoli sostanziali di carattere logistico, finanziario e legale. Ci troviamo attualmente in un periodo prolungato d’incertezza che non sarà risolto neanche dopo il voto del 5 luglio. La situazione è fluida e potrebbe accadere qualsiasi cosa. Riportiamo di seguito i nostri punti di vista e continueremo a seguire lo svolgimento di questa saga.
Il referendum Il referendum domanderà ai greci di decidere se accettare la proposta presentata il 25 giugno dalla Commissione europea, dalla Banca centrale europea (BCE) e dal Fondo monetario internazionale (FMI). Il “Sì” non è per niente scontato e, con Tsipras che sta facendo attivamente una campagna per il “No”, il panorama della politica interna è in questo momento decisamente più volatile. Un crollo del governo, un governo di coalizione temporanea o nuove elezioni sono tutte previsioni plausibili. Un “Sì” non produrrebbe immediatamente un percorso chiaro per uscire dall’attuale vicolo cieco. Anche un “No” non produrrebbe ulteriore chiarezza né comporterebbe un’immediata uscita della Grecia dalla zona euro.
La cruciale funzione di reazione della BCE Per le banche greche, la BCE ha optato di non incrementare la fornitura di liquidità di emergenza (ELA) oltre gli 89 miliardi di euro già assegnati. L’accelerazione nella fuga di capitali ha pertanto indotto il governo a implementare controlli sui capitali e a chiudere le banche. La BCE farà il possibile per tamponare i rischi di contagio, usando, se necessario, “tutti i mezzi a disposizione nell’ambito del suo mandato”. Due sono gli strumenti chiave disponibili. Il primo è l’alleggerimento quantitativo (QE), che sta probabilmente già aiutando in una certa misura a contenere maggiormente la reazione dei mercati rispetto alle precedenti riacutizzazioni della crisi greca (e il QE potrebbe essere ampliato o reso più incisivo in caso di necessità). Il secondo, a oggi mai testato, è il programma delle operazioni monetarie definitive (OMT), che permette inoltre l’acquisto di titoli di debito. L’implementazione delle OMT potrebbe, tuttavia, richiedere alcune settimane, essendo condizionata dal fatto che un programma del Meccanismo europeo di stabilità (European Stability Mechanism, ESM)/FMI sia attivo nel paese in questione.
All’orizzonte La via d’uscita dall’attuale criticità dipende dal fatto che i mercati credano che la Grecia sia un caso unico piuttosto che il sintomo di un fallimento più ampio “dell’esperimento” della zona euro. Per il momento, i mercati hanno agito in linea con la prima ipotesi, ma vigileremo attentamente per la seconda (e rimarremo preoccupati da questa possibilità a lungo termine). Anche se il 5 luglio vincesse il “Sì” e le insolvenze venissero evitate, la Grecia avrà tempo fino al 20 luglio per negoziare un accordo che le permetta di risarcire i 3,5 miliardi di euro dovuti alla BCE.

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