Rumors su Grecia e petrolio riportano il Toro in Borsa

Rimbalzano i listini azionari europei in una seduta apparentemente senza particolari spunti operativi. Sino a mezz’ora prima della chiusura i listini stavano dando seguito a puro movimento tecnico dopo che le vendite delle ultime sedute. Nell’ultima parte della sessione, però, le quotazioni si sono infiammate, con i volumi di scambio che sono saliti repentinamente. A muovere il mercato sarebbero state due notizie che si sono diffuse rapidamente sui desk di tutto il mondo:

  1. in primo luogo, la Bce avrebbe aumentato i fondi ELA alle banche greche per 2,3 miliardi di euro, portando il programma complessivo a 83 miliardi. Questa notizia è stata interpretata positivamente dal mercato, dato che la maggiore apertura della Bce dopo la pausa della scorsa settimana, è di buon auspicio per il raggiungimento di un accordo finale sulla Grecia;
  2. in secondo luogo, secondo quanto riferito da due fonti anonime a Bloomberg, il governo tedesco avrebbe riconosciuto l’impegno di Atene a trovare un compromesso sulle riforme e pertanto ci sarebbero delle basi per un accordo imminente.

Dopo la diffusione di queste notizie, il mercato ha accelerato al rialzo, con gli indici azionari che hanno terminato con rialzi superiori al 2% (Dax, Ftse Mib e PSI). A questo punto, per evitare che il sentiment positivo si disgreghi rapidamente è necessario che si arrivi a un accordo presto, onde evitare che le vendite riprendano piede. Hanno contribuito alla buona performance i titoli energetici che hanno approfittato del balzo del greggio. Sia il Brent che il WTI oggi sono saliti ai massimi che non si vedevano da quasi un mese, raggiungendo quota 66,85 e 62 dollari/barile rispettivamente. Dopo le stime rilasciate ad inizio settimana sul calo atteso della produzione di shale oil negli Usa, l’Energy Information Administration (EIA) ha fatto sapere che la scorsa settimana le scorte di greggio negli Usa sono scese di 6,8 milioni di barili. È il dato più alto da luglio 2014. Molti operatori tengono l’attenzione focalizzata sulla materia prima più importante del mondo dato che variazioni di prezzo sensibili potrebbero avere ripercussioni sugli tutti gli asset globali.

Sul fronte governativo, abbiamo assistito a una seduta a due velocità, con una prima parte dominata dalle vendite diffuse e indifferenziate di tutto il comparto Fixed Income. Il balzo del greggio continua a spostare le aspettative inflattive di medio lungo periodo e questo genera un certo scompiglio tra gli investitori che hanno in portafoglio bond con rendimenti molto bassi. Il rendimento sul Bund a 10 anni è così salito oltre l’1%, arrivando ai massimi da oltre 9 mesi, (a 1,06%), mentre il Btp si è portato al 2,42%. Nel pomeriggio, le news arrivate sul fronte Grecia hanno riportato un cauto ottimismo, soprattutto sulla periferia, con i rendimenti sul Btp che si sono riportati sui livelli di ieri, 2,27%. A trarne beneficio è stata quindi la periferia, a conferma del fatto che la parte core rimane sotto pressione per altri fattori non legati alla Grecia. Lo spread Btp-Bund è sceso in area 128 punti base, lontano dai 140 a cui aveva approcciato durante le ultime sedute.

di Vincenzo Longo, market strategist di IG

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