La Nuova Zelanda taglia i tassi. Il punto tecnico sul mercato Forex

Dopo il fortissimo movimento di rivalutazione dello yen giapponese di poco più di 24 ore, un nuovo scossone ha impattato sul mercato valutario con il vero e proprio tonfo del dollaro neozelandese a seguito dell’inaspettato taglio del tasso di riferimento compiuto dalla Reserve Bank of New Zeland dal 3,50% al 3,25%. Ancora una volta, sono le banche centrali le vere protagoniste dei movimenti di mercato: non che non fosse stato storicamente sempre così, certamente. Le banche centrali agiscono sulla principale variabile che influenza i prezzi di ogni attività finanziaria, cioè i tassi di interesse e governano il parametro della liquidità al quale sottostanno le logiche di domanda ed offerta e fin qui nulla di nuovo. Quello che stupisce invece del periodo storico degli ultimi 6-7 anni è piuttosto il loro massiccio interventismo, in maniera qualitativa dal punto di vista delle misure messe in campo in termini di espansività delle loro politiche monetarie e di misure non convenzionali, in accezione quantitativa se si fa riferimento alla numerosità delle loro azioni in riferimento a lassi temporali relativamente ravvicinati. Va detto che nella fattispecie, la banca centrale neozelandese è quella che meno di altre ha incarnato questo assunto e, venendo a quanto accaduto poche ore fa, ha agito nell’ambito di un appuntamento ufficiale di politica monetaria nel quale era chiamata a decidere sul tasso di interesse di riferimento. Cosa ben diversa ad esempio a quanto è accaduto qualche ora prima sul fronte nipponico laddove estemporanee sono state le dichiarazioni del governatore della Bank of Japan Kuroda second il quale “è desiderabile che i movimenti sul valutario avvengano all’interno di un range che rispecchi i fondamentali economici, oltre al fatto che è dura che il tasso di cambio reale scenda ancora, il yen risulta molto debole nei confronti del dollaro americano”. Evento, quello di ieri sullo yen, che per quanto ormai non ci trovi stupiti ed impreparati perchè più che “abituati” in questi ultimi anni, risulta comunque poco felice da gestire da un punto di vista operativo quando non dannoso se non siamo stati rigidi sull’applicazione di regole di money management a protezione di ogni possibile caso. Dunque la RBNZ ha ridotto il tasso di interesse di riferimento, che comunque risulta il più elevato nel ventaglio delle major, non escludendo peraltro un nuovo possibile taglio previsto per quest’anno: il governatore Wheeler, che pure si è espresso positivamente circa il tasso di crescita annuale del paese vicino al 3% grazie anche a tassi di interesse contenuti e al calo del prezzo del petrolio, ha manifestato preoccupazione di fronte al drastico abbassamento del prezzo delle materie prime di cui il paese è esportatore – con prospettive in calo per ciò che concerne il comparto caseario – con rischi per la sostenibilità della domanda interna che dunque alimenterebbero pericoli di ritardo della ripresa dell’inflazione. “La riduzione del cash rate è dunque appropriata viste le scarse pressioni inflazionistiche e l’atteso indebolimento della domanda, al fine di assicurare che l’inflazione di medio termine converga con il target prefissato”, queste le parole estate del banchiere centrale. Ad ogni modo, la reazione della divisa neozelandese è stata a dir poco violenta, con vendite che hanno colpito la valuta che, contro il dollaro Americano ha perso oltre una figura e mezzo nello spazio di pochissimi minuti. Lo scenario tecnico per il cambio NzdUsd, che comunque su base giornaliera presentava i presupposti per discese tecniche sulle confluenze grafiche in area 0,7220, mette in luce la violazione dei minimi in area 0,7050 verso quelli che appaiono obiettivi molto ravvicinati a 0,6950 su livelli dunque che non si registravano da quasi 5 anni. Le prospettive in ottica multiday potrebbero perfino estendersi verso area 0,6750 con i minimi in area 0,66 a costituire possibili target di medio periodo. Abbandonando ora l’ambito specifico e ampliando l’orizzonte al mercato nella sua più vasta accezione, significativo è stato il movimento di salita dei listini azionari a seguito dei rumours provenienti da Bruxelles per quello che concerne l’annosa questione greca: gli incontri tra I primi ministrI greco, francese e Tedesco hanno messo in luce un velato ottimismo circa una riduzione della distanza tra le proposte delle parti contraenti per quello che dunque appare un accordo possibile o quanto meno più probabile di quanto non apparisse fino a qualche giorno fa. Il tutto è stato condito dalla Banca Centrale Europea la quale avrebbe esteso di 2,3 miliardi il tetto ELA (Emergency liquidity assistance) verso il sofferente e illiquido sistema bancario greco, il quale indubbiamente rappresenta un gesto positivo e conciliante rispetto anche al fatto che l’accordo tra il paese ellenico e I creditori è sempre più verosimile. Continuiamo però a ritenere quelli di fine giungo i giorni decisive per la questione, restando per ora attenti a delle Borse che hanno mostrato buoni spunti rialzisti che dunque potranno proseguire mentre sul fronte eurodollaro, e valutario più nel suo complesso (al netto di questioni specifiche quali yen e neozelandese) che invece è da leggere ancora in chiave dollaro-centrica. Opportuno a tal proposito seguire i dati di oggi sulle Vendite al Dettaglio Usa e sulle richieste dei sussidi di disoccupazione previsti per le 14.30.

Eur/Usd Significativi sono stati i tentativi del cambio di salita e di arresto verso la resistenza a 1,1385, confermando dunque ancora la scarsa direzionalità del prezzo e l’inopportunità di lavorarlo in ottica multiday. La buona volatilità presente consente invece ancora di lavorare egregiamente in intraday, monitorando naturalmente la fondamentale area di support tra 1,1270 e 1,1285 che nel breve dovrà essere naturalmente concepita come zona di acquisto. Va da sè che da ieri pomeriggio il prezzo si è caratterizzato per un range ridotto che è dunque preludio a possibili strappi di volatilità verso la resistenza, con la possibilità anche di lavorare in stop entry al superamento di essa in direzione 1,1450. Stesso dicasi per uno strappo ribassista che, sotto 1,1270, indurrebbe posizioni di vendita verso 1,1230 prima e 1,1195 poi.

Usd/Jpy “Importante rientro visto ieri quello sul cambio che, da grafico daily, mostra una formazione binaria di pin ribassista che andrebbe a manifestare I suoi effetti multiday alla violazione di area 123,75 per importanti discese in direzione 122,85. In tal senso le violazioni sotto 125 viste ieri sono state di rilievo e il cammino verso area 124 non sembra porre particolari ostacoli. Una volta raggiunta quell’area il primo focus dovrà essere naturalmente rialzista, con stop dunque ravvicinati e la possibilità di girarsi in vendita per potenziali incrementi di volatilità al ribasso così come descritto. Per il ritorno in auge di scenari bullish attenderemo invece il ritorno sopra 125, laddove fino a retest di 124,70 considereremo l’ottica di sell quella prioritaria.” Questa l’analisi di meno di 48 ore fa, ben rispettata vista la tecnicalità del cambio. Il prezzo si trova ora in ampio ritracciamento al cospetto di un’area di resistenza compresa tra 1213,30 e 123,60 che si pone come freno e chance di lavorare al ribasso sfruttando il buon rapporto rischio/rendimento verso il target dei minimi a 122,50 e, in tal caso, a verosimili estensioni in direzione 121,95. Riterremo doveroso attendere il superamento di 124 per operare nuovamente in acquisto con primissimi obiettivi a 124,50 e prospettive di rientro in area 125.

Gbp/Usd Forte segnale bullish del cable che, con la rottura della resistenza di 1,5440 è ben approdato sui livelli successive tra 1,55 e 1,5525. Ci troviamo ora tecnicamente, da grafico orario, su una figura di correzione che pone possibilità di acquisto in area 1,5485 o più prudentemente a rottura sopra 1,5510 in direzione dei massimi a 1,5550 il cui superamento farebbe scattare un ulteriore segnale long verso 1,5585. Riterremo comunque area di support valida fino a 1,5440 e imposteremo degli short solo a violazione di essa al ribasso in direzione 1,5395.

Aud/Usd Il daily del cambio ci mostra un possibile scenario di doppio minimo in area 0,76, che potrà però diventare pattern “operativo” se supereremo le aree di resistenza tra 0,7765 e 0,7815. Questo l’outlook di qualche giorno fa e che naturalmente ribadiamo. Venendo al breve, si dimostra ancora scarsamente tecnico il cambio che può essere letto su time frame a 4 ore il quale mette in luce la ottima area di supporto tra 0,77 e 0,7725 buona per acquisti in direzione 0,7785 e 0,7815 naturalmente. Operazioni di vendita da rimandare perciò sotto 0,77, in direzione 0,7670 in primis e proiezioni naturali verso 0,7635 e poi i minimi.

a cura di Davide Marone, analista di Fxcm

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