Grecia: vince il no, ma comincia a franare il castello Tsipras

A sorpresa, la Grecia ha detto NO. Poco male poiché la proposta comunque non era più sul tavolo. E proprio per questo motivo che il referendum indetto a sorpresa da Alexis Tsipras, interrompendo le negoziazioni con tempismo quantomeno sospetto, aveva una caratterizzazione completamente politica.
Lo scenario che si apre oggi sarà caratterizzato da forte incertezza e dalla necessità di forte coesione e fiducia a livello europeo: la stessa coesione e fiducia che l’esecutivo di Atene ha meticolosamente e sistematicamente contribuito a distruggere negli ultimi mesi.
Ad ogni modo il no al referendum greco ha portato un unico risultato concreto: l’abbandono del ministro delle finanze Yanis Varoufakis che con una mossa a sorpresa si è dimesso giustificando l’atto con la presa di coscienza che la sua presenza all’interno dell’eurogruppo avrebbe avuto un impatto negativo sull’esito delle negoziazioni.
Da un lato, l’antipatia personale che la riunione dei 19 nutriva nei confronti di Varoufakis era nota, dall’altro lato e in virtù dell’investitura plebiscitaria del referendum, la mossa dell’ormai ex ministro delle finanze appare molto strana e pone l’esecutivo Tsipras in una paradossale posizione di debolezza.
Le prossime ore chiariranno meglio la situazione e la posizione sia della Grecia sia dei partner europei nel giorno in cui la BCE deve decidere sulla liquidità d’emergenza alle banche elleniche che deve veramente mantenere in vita la liquidità deteriorata di Atene.
La risposta dei mercati rimane comunque tiepida con gli spread che tengono bene in preapertura e i mercati che aprono negativi, ma per effetto dei crolli dei listini asiatici nella notte.
A cura di Trend-online.it

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