Adeguatezza statica o dinamica?

L’adeguatezza è quel processo, realizzato da un intermediario finanziario,  che permette di assegnare ad un investitore un grado di propensione al rischio da tradurre poi in un portafoglio di investimento “adeguato” ad esso. Senza voler entrare nel merito di come gli intermediari finanziari strutturano e propongono il loro questionario alla clientela, vorrei porre l’accento su quanto questo modello di valutazione del rischio del cliente può tradursi in un grosso problema in fase di crisi dei mercati finanziari.
Mentre il modulo di adeguatezza è in grado di definire il profilo di rischio del cliente e la sua seguente propensione (o meno) a prendere dei rischi nei mercati finanziari, il quale dovrebbe rimanere costante indipendentemente da quello che accade sugli stessi mercati (cosa non scontata…); sappiamo bene che i rischi presenti sui mercati finanziari cambiano continuamente.
Un buon intermediario finanziario dovrebbe adottare dei processi di rilevazione del rischio sul mercato che permettano di adeguare il portafoglio del cliente tempo per tempo per cercare di mantenergli il rischio assunto coerente con il suo profilo di adeguatezza.
Purtroppo questo accade raramente e molti intermediari adottano ancora modelli dove in base al profilo di rischio del cliente selezionano delle componenti di rischio predefinite e costanti nel tempo: per fare un esempio se un cliente ha propensione al rischio 2 in una scala da 1 a 5 l’asset allocation sarà del 10% in azionario e 90% in obbligazionario, e questo indipendentemente da cosa succede sui mercati finanziari.
Portavo spesso l’esempio che un portafoglio 50% obbligazionario e 50% azionario nel 2008 era più rischioso di un portafoglio 100% azionario del 2007, per non parlare che se quel 50% in obbligazioni era composto da titoli corporate bond nel 2008 il rischio era ancora maggiore.
Per chi conosce bene i mercati finanziari, l’indice VIX della volatilità (di cui ho parlato nei post  Deviazione Standard, Volatilità e VIX e La volatilità come nuova Asset Class di investimento) cambia velocemente e spesso passa da un rischio con un valore di 10 ad un valore di 40 o superiore (quindi 4 volte tanto); nel 2008 tanto per capirsi l’indice VIX ha toccato e superato il valore di 80; è fondamentale quindi trovare un processo che permetta di ridurre i rischi di portafoglio dinamicamente in base a quello che sta accadendo nei mercati finanziari.
Già, ma come farlo?
Se prendo la volatilità come indicatore di rischio (mentre sappiamo che la volatilità è principalmente un indicatore di incertezza), lo stesso varia con una velocità e variabilità troppo elevata e quindi mi costringerebbe a compiere operazioni sul portafoglio continue e molto onerose; se prendo il VaR (di cui ho descritto pregi e difetti nel post Pregi (pochi) e difetti del VaR) mi accorgo troppo tardi e agisco quando i mercati hanno già fatto il botto.
Quindi? come creare un indicatore in grado di aiutarmi? DIAMAN ha creato il DIAMAN Risck Control che ha la seguente formula:
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