Rallenta la crescita negli Usa: quali le conseguenze?

A cura di Sylvie Golay Markovich, Head Fixed Income Analysis e Gérald Moser, Head of Equity Analysis, Credit Suisse
Alla luce della revisione delle prospettive di crescita negli USA da parte dei nostri economisti, discutiamo le potenziali implicazioni per le diverse classi di attivi e rischi. Concludiamo che pareri e strategia in essere restano validi malgrado le attese di un più lento percorso di crescita, considerato che la crescita USA resta al di sopra del trend, l’inflazione sta cominciando a risalire e la Fed è ancora proiettata a cominciare a normalizzare la politica più avanti nell’anno. Tuttavia alcuni rischi relativi a questo scenario potrebbero potenzialmente alterare i nostri giudizi.
Ancora negativi sui Treasury USA ma ulteriori revisioni al ribasso della crescita sono un rischio Sebbene la crescita del PIL sia stata rivista al ribasso, il livello ridotto di sorprese economiche negli USA implica un potenziale di miglioramento dei dati rispetto alle attese nei prossimi mesi, con la probabile conseguenza di un rialzo dei rendimenti dei Treasury USA. Se così non accadrà, un primo rialzo della Fed potrebbe potenzialmente essere rinviato e indurci a ritenere a rischio il nostro parere attualmente negativo sul ciclo per quanto riguarda i Treasury. Ciononostante i nostri economisti lasciano invariato il loro parere sul percorso previsto per l’inflazione negli USA.
Ciò implica un aumento dell’inflazione headline per fine anno, pertanto le aspettative del mercato potrebbero aumentare più avanti nell’anno, esercitando probabilmente una pressione al rialzo sul tratto lungo della curva dei rendimenti. Sul fronte dei crediti un’ulteriore revisione al ribasso della crescita, unitamente a un’inflazione ancora al rialzo, potrebbero potenzialmente accelerare una svolta nel ciclo di credito. Mentre i mercati del credito USA finora sono riusciti ad assimilare abbastanza bene un crescente livello di indebitamento e un’ingente offerta sul piano societario (in parte determinata da una più intensa attività di M&A), gli spread di credito sarebbero più proiettati ad allargarsi in questo scenario, con una potenziale rotazione dai crediti di rating inferiore a favore delle obbligazioni di qualità superiore.
Sul fronte azionario preferiamo i finanziari ai difensivi La revisione al ribasso della crescita del PIL USA non ha alcun impatto significativo sui nostri pareri azionari settoriali o sui paesi, in virtù di una traiettoria e di una dinamica che si mantengono invariate. Per quanto riguarda la politica monetaria, qualsiasi minimo ritardo nel primo rialzo della Fed non inciderebbe sui nostri pareri. Tuttavia, considerato che le azioni tendono a sottoperformare dopo un primo rialzo, potrebbero esserci marginali vantaggi per gli indici statunitensi se la Fed cominciasse ad alzare i tassi più avanti. I settori difensivi sono destinati a sottoperformare. Con i rendimenti che si muovono ancora al rialzo, la generale tendenza all’underperformance di settori quali servizi pubblici, beni di consumo non ciclici e telecomunicazioni, dovrebbe proseguire. I finanziari sono ancora il nostro settore preferito. I rendimenti superiori sono positivi per il settore e, così come per i difensivi, non ci aspetteremmo che un avvio posticipato del ciclo di rialzi della Fed possa avere un impatto significativo sui rendimenti a più lunga scadenza.
Ancora intatte le prospettive del dollaro USA; tuttavia un rinvio nel rialzo dei tassi rappresenta un rischio Al valore nominale, il nostro parere positivo sull’USD non è influenzato dalla revisione della crescita statunitense. La crescita USA si prevede ancora in salita al di sopra del trend, fornendo così le basi per una normalizzazione dei tassi di interesse a partire da settembre sullo sfondo di un’inflazione in moderato rialzo. I mercati non sono ancora perfettamente posizionati in tal senso, dato che i contratti futures statunitensi suggeriscono ancora una data di lancio posticipata. Non solo, dal momento che le sorprese economiche sono a livelli eccezionalmente bassi, i rischi sono orientati verso sorprese al rialzo sul fronte dell’attività. Tutti questi fattori sostengono ancora il nostro parere di lunga data di una divergenza monetaria ancora di sostegno al dollaro USA, considerato che gran parte delle altre principali banche centrali restano in modalità allentamento. Tuttavia, se l’economia USA deluderà in termini di crescita o inflazione, i rischi legati al tasso di riferimento saranno piuttosto sbilanciati verso una data di lancio più tardiva e un percorso dei tassi più piatto. In questo caso riteniamo che la leadership politica statunitense si sgretolerebbe in modo più significativo, riducendo la divergenza tra le politiche monetarie. Ciò metterebbe a rischio il nostro parere su un dollaro forte.

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