L’asset allocation di Frame AM alla luce della crisi greca

a cura di Michele De Michelis, responsabile degli investimenti di Frame Asset Management

Gli accadimenti degli ultimi giorni ci hanno lasciato l’amaro in bocca perchè soltanto quindici giorni fa sembrava ormai definito l’accordo e tutti avevano le bottiglie di champagne in mano pronte per essere stappate e nessuno avrebbe potuto pronosticare un tale e complicato avvitamento delle trattative.

Senza addentrarci nella questione politica nè avendo intenzione di recriminare su quello che sarebbe potuto essere, devo confessare mi ha stupito molto il comportamento dei mercati all’indomani del risultato greco. Non tanto per la sostanziale tenuta dell’equity europeo e degli spread dei periferici ( seppur con la nota negativa dell’Italia sulla quale hanno pesato molto le banche), quanto per l’andamento della moneta unica. Infatti, assistere al rafforzamento dell’euro (sul dollaro , ma anche su franco svizzero e yen) quando tutti temevano l’esatto contrario, mi fa molto pensare su dove si stiano realmente posizionando gli investitori “pesanti”. E non credo proprio si tratti di ricoperture visto che nell’ultimo periodo l’euro si era comunque già rafforzato.

Può essere che i traders pensino che il rischio Grecia sia sostanzialmente sotto controllo e che la questione oramai sia più politica che finanziaria e per tale motivo stiano facendo provvista di euro per poi reinvestire su risky asset continentali, nel momento in cui si arrivasse non dico ad un accordo, ma quanto meno ad un piano condiviso.

Se così non fosse, al contrario avremmo dovuto assistere ad un rialzo importante delle valute poc’anzi citate ( dollaro, franco, yen), ma anche dell’oro, che invece continua a sonnecchiare tra 1150 e i 1200 dollari l’oncia.

Pur tuttavia dobbiamo ammettere che, in una situazione così poco legata ai fondamentali e così tanto in mano ai politici, fare delle previsioni è un esercizio al quanto rischioso se non inutile.

In termini di asset allocation direi di mantenere il portafoglio invariato, continuando ad evitare di investire sui titoli governativi e aumentando una discreta percentuale di cash ( 10-15 %) da utilizzare in caso di correzione del mercato azionario. Qualora, infatti, si dovesse verificare questo scenario, continuate ad utilizzare gestori Long short per le posizioni equity e gestori Market neutral per la parte che un tempo avreste riservato alle obbligazioni.

Vorrei infatti segnalare alla vostra attenzione che i gestori Market Neutral hanno fatto particolarmente bene nell’ultimo periodo, specialmente in occasione delle turbolenze verificatesi lunedi 29 giugno, quando le decisoni di Tsipras hanno letteralmente spiazzato i mercati con perdite del 4-5%. La bontà delle scelte effettuate dai gestori infatti non solo ha protetto gli investitori dalla downside, ma addirittura ha generato risultati leggermente positivi, agendo da “bond sintetico”. Come quando in laboratorio si riproducono sinteticamente le molecole presenti in natura utilizzando altre molecole, così i gestori Market neutral equity con posizioni Long Short sul mercato azionario che scommettono sul relative value tra i due book di investimento (ovvero che le azioni acquistate performino meglio di quelle contemporaneamente vendute) si muovono come si muovevano una volta gli obbligazionari a breve termine. Inutile scrivere altre parole, tanto in ogni momento la situazione potrebbe cambiare, sia in positivo che in negativo.

 

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