Azionario Eurozona: la volatilità offre opportunità d’ingresso

A cura di Martin Skanberg, Fund Manager, European Equities, Schroders
La scorsa settimana il rendimento dei Bund tedeschi a 10 anni è arrivato a toccare l’1%, il livello più alto dallo scorso settembre. Si tratta di un brusco rialzo rispetto ai minimi raggiunti a metà aprile (0,05%) in seguito al lancio del programma di Quantitative Easing da parte della Banca Centrale Europa (BCE).
L’aumento della volatilità delle ultime settimane nel mercato obbligazionario ha comportato qualche preoccupazione tra gli investitori e ha messo pressione sull’azionario dell’Eurozona. Tuttavia, a nostro avviso i movimenti visti sui listini rappresentano una stabilizzazione del mercato. I titoli di Stato tedeschi, classico bene rifugio, hanno registrato una forte domanda poiché gli investitori temevano sia la debolezza dell’economia dell’Eurozona sia le minacce di deflazione. Tale paura sembrerebbe essersi dissipata; i dati preliminari mostrano un tasso di inflazione annuale per l’Eurozona pari allo 0,3% a maggio, salito rispetto allo 0% di aprile. Nel frattempo, la crescita economica è sicuramente lenta, ma comunque in rialzo: il PIL dell’Eurozona è aumentato dello 0,4% nel primo trimestre di quest’anno.
Ci potrebbe essere un altro fattore in gioco che ha comportato l’aumento dei rendimenti dei titoli di Stato tedeschi, ovvero la possibilità di un default della Grecia. Il debito greco è detenuto principalmente da istituzioni, perciò un contagio dovrebbe essere limitato. Nonostante ciò, se la Grecia dovesse effettivamente uscire dall’euro ci sarebbero probabilmente delle ripercussioni negative sulla fiducia dei mercati, per un po’ di tempo.
Contemporaneamente al rialzo dei rendimenti obbligazionari, l’euro si è rafforzato rispetto al dollaro. All’inizio di quest’anno, l’euro è stato spinto in basso dagli interventi della BCE e dalle aspettative di un rialzo dei tassi della Federal Reserve a breve, data la ripresa dell’economia statunitense. Gli ultimi dati deboli negli USA hanno messo in discussione tale idea e conseguentemente il dollaro si è indebolito.
I bassi rendimenti dei titoli di Stato e l’euro debole sono stati i due fattori che hanno trainato i prezzi dell’azionario nell’Eurozona, infatti non stupisce che l’indebolimento di tali trend stia mettendo pressione sull’equity. Tuttavia, questi due fattori non sono stati affatto gli unici che hanno supportato l’azionario. La ripresa del settore bancario in Europa, grazie all’Asset Quality Review dello scorso anno, rimane un importante driver, con i crediti alle imprese che hanno rincominciato a salire. Ci aspettiamo un’ulteriore accelerazione nei prossimi trimestri, come riportato anche da diverse indagini sul credito.
Ci sono stati segnali positivi anche da parte delle imprese. In tal senso, le prime trimestrali del 2015 sono state in gran parte positive. Le vendite e gli utili sono migliorati, con la maggior forza delle prime a segnalare che i guadagni in termini di reddittività non erano dovuti soltanto al taglio dei costi. Per di più, l’aumento delle vendite non è stato indotto soltanto dai tassi di cambio favorevoli: molte imprese europee hanno registrato una forte crescita organica, in quanto la domanda è salita.
Vorremmo inoltre mettere in evidenza che l’atteso supporto ai consumatori, grazie al calo del prezzo del greggio, non si è ancora pienamente visto. Tutti insieme, tali fattori dovrebbero offrire un ulteriore supporto all’azionario dell’Eurozona e la volatilità sulla situazione della Grecia potrebbe dare agli investitori un punto d’ingresso sui mercati interessante.

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