Grecia, non c’era una soluzione win-win: la view di M&G

A cura di Jim Leaviss, Head of Retail Fixed Interest in M&G Investments
Le autorità europee hanno annunciato che per consentire il bailout della Grecia sarà attivato l’ESM (European Stability Mechanism). Alla Grecia viene richiesto di conferire 50 miliardi di euro di asset da privatizzare in un fondo separato. Di questi, la maggior parte sarà per ripagare i debiti, e 12,5 miliardi di euro andranno in iniziative per la crescita. Le misure richiederanno l’approvazione del Parlamento greco, per cui c’è un ulteriore nodo da sciogliere prima che l’accordo sia formalmente raggiunto.
La notizia dell’accordo è buona per la stabilità dei mercati globali dei capitali, in un momento in cui la crescita globale sta traballando – sia per la situazione in Europa, ma anche per il brusco rallentamento della Cina – e aiuta a ridurre il rischio che ancora una volta non stiamo riuscendo ad uscire dalla Grande Crisi Finanziaria. Non dobbiamo dare per scontata l’approvazione dell’accordo in Grecia – dopo tutto, va contro buona parte di quello in cui crede il partito di Tsipras e contro ciò che la stragrande maggioranza della popolazione ha votato nel referendum.
Tuttavia, sembra probabile una fine della crisi attuale, specialmente se i politici cercheranno di enfatizzare l’elemento di spinta alla crescita dell’accordo. Una domanda molto importante è quanto tempo è stato guadagnato? L’accordo aiuta la liquidità immediata, ma fa poco per ridurre il peso del debito greco. Con un debito di circa il 180% in proporzione al PIL e senza crescita, ridurre il debito è impossibile. Nei prossimi anni ci ritroveremo ancora in questa situazione. I bund sono scesi e i rendimenti sui bond periferici stanno sovraperformando come ci si poteva aspettare.
Guardando a un quadro più ampio, credo che dobbiamo pensare a soluzioni più radicali per il debito greco insostenibile. In passato si è parlato dei bond legati al PIL che ricompenserebbero i creditori posticipando il pagamento degli interessi immediato e pagando importi più alti quando c’è crescita. È necessaria una riforma dell’Europa: ci troveremo di nuovo in questa situazione – forse con la Grecia, ma potenzialmente anche con qualsiasi altro Stato membro – a meno che l’Europa non pensi ai difetti del sistema dell’Eurozona.
Senza i trasferimenti fiscali tra Stati non esiste un’Area Monetaria Ottimale e non c’è meccanismo per avere a che fare con i deficit e gli squilibri nel surplus della regione. Ci devono essere. Infine, e molto importante, l’accordo di oggi è banale in termini di impatto al PIL dell’Eurozona e dei creditori. A solo il 3% del PIL dell’Eurozona i debiti della Grecia potevano essere cancellati del tutto.
Ma le autorità hanno dovuto pensare molto attentamente alla questione dell’azzardo morale: se il bailout della Grecia fosse sembrato troppo generoso, allora Podemos in Spagna e altri partiti avrebbero potuto essere incoraggiati a forzare salvataggi di debito maggiore per economia più grandi. Quindi, il compromesso di oggi sembra tanto buono quanto poteva esserlo per tutti i coinvolti: non c’era una soluzione win-win”.

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