Grecia e Fed rafforzano il dollaro

Ore di tensione estrema in Grecia dove il Parlamento è stato chiamato a ratificare il piano di riforme imposto a Tsipras dall’Unione Europea, piano giudicato assolutamente inutile sia dagli economisti internazionali che dagli esperti del FMI che confermano come, pur applicando queste misure, il debito di Atene continuerà ad essere insostenibile sul lungo periodo.
L’unica alternativa sarebbe un taglio definitivo, ma a quanto pare oltre ad essere una soluzione invisa ai rappresentanti dei singoli paesi sembrerebbe tecnicamente impossibile.

Ad ogni modo, nella notte il Parlamento ha approvato con una larga maggioranza, il piano di proposte anche se l’approvazione è arrivata grazie ai voti dei partiti di opposizione di Nea Dimokratia, Pasok e To Potami e per di più ben oltre la deadline fissata dall’Ue, cioè la mezzanotte di mercoledì, dopo che in Piazza Syntagma, simbolo ormai dei manifestanti, si consumavano scene di guerriglia urbana.
Alla fine della lunghissima e tesissima nottata i sì sono stati 229, 64 i no, 6 gli astenuti. Ma tra i 64 voti contrari hanno avuto un particolare peso mediatico quelli dell’ex ministro delle Finanze Yanis Varoufakis, del ministro dell’energia Panagiotis Lafazanis e di Zoe Kostantopoulou, presidente del Parlamento.
Molte le defezioni tra le file di Syriza, la corrente alla quale appartengono diversi partiti di sinistra e che da sempre ha sostenuto il premier ma che di fronte a una sfida del genere non se l’è sentita di dare la propria approvazione nonostante il discorso dello sesso primo ministro greco che aveva minacciato dimissioni nel caso in cui non si fosse registrata una solida adesione, cosa che è relativamente avvenuta, ma non con i voti della sinistra. Di fronte a questa situazione quasi paradossale, il futuro del governo è quanto mai incerto così come anche quello delle riforme stesse che potrebbero trovare dunque una strada difficilissima e ancora più complicata per la loro approvazione.

Intanto si sta lavorando per riuscire a trovare un escamotage legale per lo sblocco dei 7 miliardi di prestito ponte che servirebbero alla Grecia per pagare solo i debiti e nemmeno tutti dal momento che le necessità nell’immediato per Atene sarebbero di 12 miliardi entro la fine dell’estate, ripetiamo, solo per pagare i creditori.
La popolazione, intanto, attende, continuando a sperare nella riapertura delle banche, riapertura che, secondo qualche voce ben lontana dall’essere confermata, potrebbe arrivare già da domani.

Sul fronte valutario, forte apprezzamento del dollaro statunitense verso le principali valute mondiali dopo i dati macro di ieri e in scia alle parole pronunciate dalla Yellen davanti al Congresso Usa. Il numero uno della Fed ha ribadito che la Banca centrale rimane in rotta per rialzare i tassi di interesse entro il 2015. La Yellen ha definito temporanei i segnali di indebolimenti affiorati dal mondo del lavoro Usa. Positive sono state anche le figure macroeconomiche odierne, che hanno visto i prezzi alla produzione a giugno salire per il secondo mese consecutivo, cosa che non accadeva da un anno. Complice queste indicazioni, il cambio Eur/Usd ha aggiornato i minimi da oltre una settimana, arrivando a 1,0930. Da segnalare la decisione della Bank of Canada (BoC), che ha tagliato a sorpresa i tassi di interesse di 25 punti base, portandoli allo 0,5%, a un soffio dai minimi storici dello 0,25% del 2009-2010. La decisione è stata legata alla debolezza dell’economia interna e alle prospettive deboli del petrolio.

Il rafforzamento del dollaro, il calo dei prezzi del petrolio e le prospettive di rialzo dei tassi della Fed hanno continuato a indebolire l’oro, il cui prezzo oggi ha toccato i nuovi minimi da 4 mesi, raggiungendo quota 1.143 dollari/oncia.

 

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