La crescita globale continua a dipendere dalle banche centrali

di Ken Leech, cio di Western Asset (gruppo Legg Mason)

Crediamo che il miglioramento delle prospettive sulla crescita e sull’inflazione globale dipenda ancora strettamente dal sostegno concesso dalle principali banche centrali attraverso interventi monetari di natura espansiva. In virtù di ciò, non è difficile comprendere la riluttanza da parte della Federal Reserve ad esporsi in maniera decisa sul timing e sulle modalità con cui verrà effettuato il primo atteso rialzo dei tassi di interesse, specialmente dopo che le stime sulla ripresa dell’economia domestica e sull’inflazione sono state riviste al ribasso, a fronte dei dati economici poco brillanti registrati in questa prima parte dell’anno; la banca centrale americana nell’ultima riunione del FOMC di giugno, ha confermato la propria sensibilità ai dati economici registrati in questi mesi, ma a nostro avviso non è da escludere che un primo lieve rialzo possa comunque avvenire in Settembre, pur senza che questo comporti un cambio radicale nell’approccio della Fed, che dovrebbe restare accomodante ancora a lungo.

La curva dei Treasury americana – la cui volatilità vissuta in queste settimane è in parte il riflesso di quanto accaduto in Europa – è diventata più ripida, rispecchiando l’opinione prevalente di mercato sul fatto che la Fed posticipi il primo rialzo; questa view, da noi condivisa nel primo trimestre dell’anno, offre invece a nostro avviso in questo momento un’opportunità interessante sul segmento a più lunga scadenza della curva, che riteniamo meno vulnerabile ad un eventuale rialzo dei tassi di interesse e che attualmente pensiamo offra del valore, se si osservano i livelli raggiunti dallo spread tra il decennale e il trentennale americano.

Nonostante lo steepening della curva dei Treasury americana comporti storicamente una compressione degli spread tra le diverse scadenze sul fronte del credito, in questo momento anche il differenziale tra le scadenze a 10 e 30 anni del credito investment grade si è ampliato e questa anomalia offre a nostro avviso agli investitori l’opportunità di acquistare titoli a più lunga scadenza a prezzi interessanti. Più in generale, la forte compressione degli spread tra i rendimenti dei titoli governativi e del credito rende quest’ultima asset class molto appetibile, considerando i livelli di liquidità ed i bassi tassi medi di insolvenza.

Come sosteniamo già dalla fine dello scorso anno, la ripresa a livello globale continua, ma ad un passo molto lento; prescindendo dal fattore Grecia, in Europa l’inizio del programma di QE ha mostrato segnali positivi, ma l’esperienza di Usa e Giappone insegna che il ritorno alla crescita è un percorso che necessita di molta costanza e altrettanto tempo. Allo stesso modo, anche i paesi BRIC hanno mostrato una crescita debole – con l’unica eccezione rappresentata dall’India – e la crescita globale ancora incerta, insieme al crollo dei prezzi delle materie prime verificatosi lo scorso anno, ha messo a dura prova molti mercati emergenti, ma siamo fiduciosi sulle prospettive di crescita di India, Brasile e Messico nel lungo termine, grazie alle riforme strutturali in atto in questi paesi. Per quanto riguarda l’energy, vediamo favorevolmente il segmento high-yield, dove, a nostro avviso, alcune società offrono attualmente valutazioni molto appetibili.

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