a cura di DeAWM
Gli investitori internazionali continuano a privilegiare i Treasury grazie al loro rendimento e alla solidità del dollaro. Quale sarà il ruolo dei bond Uusa nel ciclo – per quanto lento – di rialzo tassi?
Un mercato che prezza più inflazione, ma non il rialzo tassi All’inzio di quest’anno, la Fed aveva pubblicato alcune proiezioni circa l’evoluzione del quadro inflazionistico che avevano incontrato lo scetticismo degli investitori, che forse adesso stanno rivedendo, accogliendo alcune preoccupazioni in tal senso. I trader stanno – seppur con qualche dubbio – cominciando a prendere in seria considerazione le parole di Janet Yellen, secondo la quale il prezzo del petrolio si stabilizzerà, l’inflazione tornerà a crescere e quindi l’economia USA sarà in grado di assorbire senza problemi il primo rialzo dei tassi da quasi un decennio. Dallo scorso mese di aprile, il tasso di breakeven a termine a cinque anni tra cinque anni (five year five year forward) ovvero il differenziale di tasso tra un bond a tasso fisso e uno indicizzato all’inflazione di pari scadenza e credito, si è attestato al di sopra del 2%; un livello attentamente monitorato dall’istituto di emissione in funzione del fatto che rappresenta il target di inflazione da conciliare con la crescita economica e la piena occupazione.
L’idea che il tasso di inflazione possa – tra un paio di anni – essere maggiore di quanto i trader potessero ritenerlo possibile un paio di mesi addietro, comincia a farsi largo negli scenari ritenuti più probabili dalle case d’investimento. Dopo aver a lungo mostrato ampio scetticismo per l’opinione della banca centrale, i trader hanno – di recente – rivisto le proprie posizioni e ritengono sia possibile per la Fed procedere verso la normalizzazione della politica monetaria, portata a livelli eccezionalmente bassi per un lunghissimo arco temporale.
Secondo quanto pubblicato dal Bureau of Labor Statistics l’indice Consumer Price Index (CPI) è salito per il quinto mese consecutivo con un rialzo pari allo 0,3% dopo lo 0,4 del mese precedente. Sempre nello scorso mese la Fed ha aumentato il range previsionale per l’inflazione (PCE) dall’1,5/1,9% all’1,6/1,9% e nel contempo per il 2017 ha portato lo stesso range dall’1,8/2 all’1,9/2%. La risposta del mercato non si è fatta attendere e il rendimento a scadenza del Treasury Bond a 30 anni si è portato dal 3,08 al 3,94%.
Anche i gestori di hedge funds hanno – rapidamente- invertito le proprie posizioni passando da una posizione net long di 10857 ad una net short di 4943 contratti secondo quanto dichiarato dalla CFTC. I futures sui fed funds segnalano un 33% di probabilità per un rialzo a settembre e 70% a dicembre…
Soltanto una considerazione finale: Janet Yellen ha rimarcato nella testimonianza semestrale al Congresso che il primo rialzo potrebbe avvenire anche a ottobre. Normalmente la Fed tiene una conferenza stampa solamente quattro volte l’anno, e ottobre non sarebbe una data di queste; tuttavia, nel caso, il governatore Fed ha ribadito che in caso ottobre sia il mese del primo rialzo, verrebbe indetta una conferenza stampa straordinaria. Come nel teatro di Pirandello, realtà ed illusione possono coincidere, ed i colpi di scena possono accadere.