Preferiamo Europa e Giappone agli Usa. E monitoriamo i mercati emergenti

A cura di Pictet Am
I mercati azionari globali hanno registrato un andamento sostanzialmente piatto, in un contesto in cui i timori sul rialzo dei tassi di interesse negli Stati Uniti e per lo stato di salute delle economie emergenti sono stati  compensati dal costante supporto monetario delle banche centrali nelle altre regioni. A offrire sostegno ai listini è stata anche la vivace attività di fusioni ed acquisizioni: quest’anno il valore delle operazioni M&A ha superato  complessivamente i 5.000 miliardi di dollari a livello mondiale, segnando un nuovo record.
Hanno brillato soprattutto l’industria e le tecnologie, mentre i materiali e le utility sono stati particolarmente deboli. In termini di performance da inizio anno, i beni voluttuari e le tecnologie hanno registrato i guadagni più solidi, mentre i settori dell’energia e dei materiali accusano perdite superiori al 10%. L’impegno delle autorità cinesi di sostenere l’economia con ulteriori misure di stimolo monetario e fiscale ha sorretto i mercati azionari emergenti, che sono   rimasti su livelli superiori di circa il 10% ai minimi di fine agosto. Le valutazioni convenienti offerte da questa asset class sembrano suscitare l’interesse di alcuni investitori.
Sul fronte obbligazionario, i mercati si sono mantenuti entro uno stretto intervallo di trading, cedendo l’1% circa in USD a livello globale. I titoli di Stato europei sono comunque riusciti a guadagnare terreno. I rendimenti delle emissioni a 2 anni tedesche e francesi, già negativi, sono diminuiti ulteriormente quale riflesso della divergenza fra le politiche monetarie di Stati Uniti e Area Euro. Il differenziale di rendimento fra i titoli di Stato a 10 anni statunitensi e tedeschi ha raggiunto i 180 punti base, segnando il massimo in quasi 25 anni.
Sul fronte emergente, le piazze obbligazionarie hanno ceduto terreno in quanto il rallentamento cinese, il crescente vigore del dollaro e la prospettiva dei tassi di interesse statunitensi hanno pesato sul debito dei Paesi
dipendenti dai finanziamenti esteri. Sui mercati dei cambi, l’USD si è apprezzato contro un paniere delle principali valute. Anche la sterlina ha perso quota, poiché la Bank of England ha lasciato intendere di voler mantenere i tassi di interesse su livelli più bassi più a lungo. Le aspettative di un ulteriore stimolo monetario da parte della Banca Centrale Europea hanno gravato sulla moneta unica.
L’apprezzamento del biglietto verde ha penalizzato petrolio e altre materie prime, già sotto pressione a causa dei timori per il rallentamento della domanda in Cina, uno dei maggiori importatori. Attualmente i prezzi delle commodity si attestano sui livelli più bassi dalla metà del 2009.
Nella nostra allocazione regionale, confermiamo la preferenza per le azioni di Europa e Giappone, dove le banche centrali dovrebbero continuare a sostenere l’economia attraverso nuove misure di stimolo monetario. Rispetto ai titoli statunitensi, le azioni europee sembrano presentare valutazioni più interessanti sulla base di diversi parametri. Il P/E di Shiller corretto per gli effetti del ciclo economico evidenzia come l’azionario dell’Area Euro quoti a 15 volte gli utili, contro 24 volte gli utili per i titoli statunitensi, con uno sconto del 35%, pari al triplo della media di lungo periodo.
In ragione di tale divario di valutazione, molte imprese europee potrebbero diventare possibili obiettivi di acquisizione da parte di società statunitensi, imprimendo un’ulteriore spinta alle borse della regione. Le operazioni di fusione ed acquisizione hanno raggiunto volumi record.
In Giappone il mercato azionario trae sostegno anche dalle prospettive macroeconomiche. Sebbene l’economia sia entrata in una recessione tecnica nel terzo trimestre, il rimbalzo dei volumi delle esportazioni e il miglioramento della fiducia dei consumatori indicano una ripresa. Inoltre, i bassi prezzi dell’energia aumentano non solo i margini di incremento delle retribuzioni nel settore delle imprese, ma anche il potere di acquisto delle famiglie. È probabile che la BoJ mantenga l’attuale politica monetaria ultra-accomodante ancora per qualche tempo, per favorire un aumento dell’inflazione verso il proprio tasso obiettivo. Ci attendiamo inoltre che il governo annunci qualche forma di stimolo fiscale nel corso dei prossimi mesi.
Il mercato azionario è sorretto anche dal buon andamento dei risultati societari: nel gruppo delle principali economie mondiali, quella nipponica è una delle poche ad aver registrato una solida crescita dei profitti aziendali nel 2015, con un incremento degli utili per azione di quasi il 20% su base annua. È invece probabile che la forza del dollaro e le aspettative sui tassi di interesse pesino sui mercati azionari statunitensi, in un contesto in cui il momentum economico mostra qualche segnale di rallentamento. In seguito all’aumento dei rendimenti, negli Stati Uniti il premio per il  rischio azionario è sceso sotto la media di lungo periodo del 4,75% per la prima volta dal 2008, rendendo le azioni meno interessanti delle obbligazioni.
Manteniamo un posizionamento neutrale sulle piazze emergenti. Gli ultimi dati segnalano che le economie della  regione sono in fase di stabilizzazione: gli indicatori di tendenza sono in ascesa per il terzo mese consecutivo. Le ulteriori misure di stimolo monetario e fiscale in Cina sosterranno probabilmente la crescita nell’insieme dei Paesi in via di sviluppo. Tuttavia, prima di passare a un sovrappeso sui mercati emergenti attendiamo segnali più concreti che confermino che l’economia cinese ha superato il punto di minimo e che l’USD ha raggiunto il picco.
A livello settoriale, confermiamo un moderato orientamento ciclico, con una preferenza per i titoli meno esposti al rialzo dei tassi di interesse. Continuiamo a sovrappesare i titoli tecnologici, in quanto gli elevati livelli di liquidità e la  solida crescita degli utili dovrebbero consentire a queste aziende di far fronte a costi di finanziamento più elevati.
Anche i titoli finanziari appaiono ben posizionati per beneficiare del rialzo dei tassi di interesse statunitensi e di un miglioramento delle condizioni di credito in Europa. Continuiamo a sottopesare l’energia e i materiali. Tuttavia, le valutazioni di questi titoli stanno diventando più interessanti e siamo pronti ad ampliare l’esposizione a entrambi i settori nel momento in cui rileveremo segnali più positivi sul fronte delle economie emergenti.

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