Quattro aspetti da tener presente: la view di Amundi

A cura di Didier Borowski, Head of Macroeconomics Amundi
A nostro avviso ci sono in gioco due fattori chiave:
1. il crollo dei prezzi del petrolio, che sono al loro livello più basso dal 2005; questo declino è associato principalmente all’eccesso di offerta (una “guerra dei prezzi” tra i produttori, con l’OPEC – Organization of the Petroleum Exporting Countries – che cerca di mantenere la propria quota di mercato, e le tensioni tra Arabia Saudita e Iran);
2. le preoccupazioni per il mercato cinese. L’introduzione della regola in vigore dall’agosto 2015, secondo la quale vi è un divieto a vendere determinati titoli, ha fatto sì che le autorità fossero costrette, nel giro di una settimana, a sospendere le negoziazioni dopo due cadute del mercato al di sotto della soglia del 7%. Questi meccanismi di interruzione delle negoziazioni (circuit breaker), a seguito di un’eccessiva fluttuazione dei prezzi, si sono rivelati controproducenti e sono dunque stati sospesi dalle autorità cinesi la sera di giovedì 7 gennaio.
La situazione in Cina sta generando alcune preoccupazioni per i mercati, in quanto si hanno dei timori circa la capacità del paese di controllare il proprio rallentamento economico, mentre la sua valuta nasconde diversi tecnicismi. Nel 2011 questo è stato il rischio che ha interessato la zona euro e che ha generato panico sui mercati; ora è il turno della Cina, che deve dunque cercare di infondere rassicurazione. Il periodo di tensione sui mercati potrebbe quindi prolungarsi ancora per un po’. È importante che sia il petrolio che lo Yuan si stabilizzino.
Tuttavia, è importante non perdere di vista alcuni aspetti:
– Se la situazione dovesse peggiorare ulteriormente, la Cina non avrà altra scelta se non quella di rafforzare l’allentamento monetario e/o le misure di stimolo di bilancio.
– Dal momento che il calo del prezzo del petrolio è in primo luogo uno shock sul lato dell’offerta, sarà alla base dei consumi delle economie avanzate.
– Un controshock del petrolio durante l’anno che precede le elezioni negli Stati Uniti, è probabile che funga da supporto per l’economia statunitense e per i mercati azionari.
– In un contesto globale di deflazione, le banche centrali si stanno ritagliando altro spazio di manovra. Se necessario, la Fed potrebbe invertire la propria politica monetaria, mentre la BCE e la BoJ potrebbero intensificare i programmi di acquisto titoli. Allo stesso modo la banca centrale cinese ha ampio spazio di manovra in tal senso.
In conclusione, la resilienza delle economie sviluppate e la capacità delle autorità monetarie di reagire all’eventuale peggioramento della situazione economica, ci porta a mantenere il nostro giudizio costruttivo sulle azioni per il 2016, in particolare per quelle della zona euro, pur ribadendo l’importanza, per quest’anno, di essere posizionati su attivi macro-hedge, come ad esempio titoli governativi statunitensi e yen.

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