Più rischio negli emergenti, è costato cinque miliardi all’export

Sace ha pubblicato la Mappa dei Rischi 2016 e presentato lo scenario dei rischi per chi esporta e investe all’estero. Il quadro fotografato dalla Mappa dei Rischi 2016 è quello di un mondo più volatile e rischioso, segnato dai prezzi bassi delle materie prime, dall’aumento del debito nei paesi emergenti e dall’estensione della violenza politica: tre fattori che si ripercuotono soprattutto sui mercati emergenti, portando, per la prima volta dopo la crisi globale, a un aumento del divario rispetto ai mercati avanzati.

Una nuova era per i rischi globali, gli emergenti non sono più un “Eldorado”. Nell’ultimo anno si è assistito a un leggero miglioramento del rischio nei mercati avanzati (indice SACE: -1 punto), contrapposto a un aumento sensibile nei grandi paesi emergenti (+ 4 punti), con picchi significativi per importanti partner commerciali dell’Italia quali Brasile (+10), Russia (+9) e, in misura minore, Turchia (+3).

“Il 2016 sancirà la fine dell’era dei BRICS e della rappresentazione degli emergenti come Eldorado – spiega Roberta Marracino, Direttore Area Studi e Comunicazione di SACE -. Sarà un mondo meno piatto e con sensibili differenze all’interno delle singole aree geografiche, di fatto un ritorno allo stato dei mercati pre-2007, ma con maggior complessità e volatilità, che abbiamo chiamato nuovo Old Normal”.

Rischi in aumento. I tre trend sotto osservazione. Secondo Sace, vi sono tre trend che influenzeranno rischi e opportunità nel 2016.

I prezzi bassi delle materie prime. Nel 2015 tutte le commodity hanno perso valore (42 materie prime su 46 hanno toccato i valori più bassi degli ultimi trent’anni): si tratta di un fenomeno trasversale e difficilmente sostenibile nel medio-lungo termine per quei mercati emergenti fortemente dipendenti dalle commodity e poco diversificati. Ne sono un esempio Algeria (+12), Angola (+10) e Venezuela (+7).

L’aumento del debito. Nei paesi emergenti la posizione debitoria si è aggravata, con un aumento del debito sia pubblico (passato dal 150% del Pil nel 2009 a circa il 195% oggi), sia corporate (quintuplicato negli ultimi dieci anni, grazie alle condizioni favorevoli sui mercati dei capitali internazionali). Il ripagamento è diventato più oneroso e a rischio di sostenibilità a causa del calo dei prezzi delle commodity, del rialzo dei tassi della Fed e delle svalutazioni delle valute locali, da cui non sono esenti anche mercati più solidi, come Turchia (+3) e Malesia (+1).

L’estensione della violenza politica. Il 2015 ha visto crescere il ruolo del terrorismo come fonte d’instabilità geopolitica e non solo come evento singolo di rischio (“tail risk”). Le ripercussioni del terrorismo hanno un costo secco per l’economia globale, pari a 64 miliardi di dollari secondo le stime dell’Institute For Economics & Peace, e compromettono l’operatività di diversi Paesi, come nel caso di Yemen (+12), Libia (+12) e Siria (+5). Diverso il caso del Brasile che, partendo da livelli di rischio ben più bassi, ha registrato un rapido deterioramento (+6), in un contesto di criticità marcate sotto il profilo sia economico che politico.

Esportare in un mondo più volatile. Costi e opportunità. Secondo le stime di Sace, l’aumento dei rischi si è tradotto in oltre 5 miliardi di euro di minori esportazioni nell’ultimo anno, ma è possibile recuperarne 31 nei prossimi quattro puntando, strategicamente, su un paniere di mercati a elevato potenziale: Algeria, Cile, Cina, Emirati Arabi Uniti, Filippine, India, Iran, Kenya, Malaysia, Marocco, Messico, Perù, Polonia, Spagna e Turchia.

Non più un Eldorado ridotto a pochi nomi, bensì di un più ampio insieme di Paesi con rilevanti opportunità ma anche profili di rischio certamente non trascurabili, che possono essere affrontati con successo e profitto, puntando di più su informazioni accurate, coperture specifiche e un approccio strategico.

“Più che ragionare per categorie, le imprese dovranno dotarsi di un binocolo ben tarato per cogliere i mercati di opportunità – ha concluso Roberta Marracino -. In un mondo in cui il rischio zero non esiste più, la capacità di selezionare le opportunità tutelandosi dai relativi rischi con strumenti e coperture adeguate non è più un optional”.

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