Gam: “Preferiamo le banche retail ai grandi gruppi”

di Domenico Vinci, responsabile delle strategie non-direzionali sul settore finanziario di GAM

La nostra strategia per il settore finanziario ha chiuso un 2015 con un rendimento positivo molto soddisfacente nonostante condizioni difficili e volatilità in aumento. A questi risultati hanno contribuito, per la maggior parte, le posizioni lunghe sulle banche italiane, che hanno beneficiato della normalizzazione del costo della raccolta, alcune società assicurative in Europa e Usa con generazione di cash in miglioramento, alcune società finanziarie specializzate nel settore degli exchanges o dei pagamenti elettronici che hanno confermato una forte crescita degli utili.

L’inizio del 2016 è stato molto difficile per i titoli finanziari, in particolar modo per le banche. Nel corso del 2016 ci attendiamo ulteriori revisioni al ribasso delle attese di utili per il settore bancario, a causa della continua pressione sui margini e di maggiori accantonamenti per rischio di credito. Allo stesso tempo, però, rimaniamo convinti che ancora una volta il settore bancario confermerà un livello molto elevato di dispersione sia in termini di fondamentali che di performance tra società con prospettive positive circa l’andamento degli utili e società invece destinate a deludere in termini di crescita.

Il settore assicurativo si sta dimostrando più solido in termini di profittabilità e dividendi. La debolezza dei mercati azionari e obbligazioni si pone tuttavia come un potenziale rischio per il futuro andamento degli utili.

Le società di gestione, hanno beneficiato di alcuni anni molto positivi in termini sia di raccolta che di performance ma come molta probabilità si stanno avvicinando ad un’inversione del trend

Continuiamo a vedere molte opportunità d’investimento interessanti in società specializzate su business di nicchia che continuano a riportare fondamentali molto solidi e beneficiano di trend strutturali di crescita relativamente isolati dal contesto macro globale. Esempi di queste realtà includono società del settore dei pagamenti online, società di leasing, servizi di gestione dei rischi di credito e alcuni player selezionati del mercato degli ETF.

Nel mese di gennaio il fondo ha mostrato un rendimento leggermente negativo confermando la contenuta volatilità del prodotto e la sua bassa correlazione con l’andamento dei mercati finanziari. Il prodotto ha risentito di una parziale rotazione delle strategie che si basano sul momentum ed un elevato nervosismo sul settore dei titoli finanziari italiani che ha impattato anche le società più solide e non direttamente coinvolte nei possibili processi di “bail-in”.

In generale, il fondo ha una posizione neutrale sul settore delle banche europee e molto diversificato, infatti, abbiamo una posizione lunga sulle banche domestiche retail che non sono esposte al settore energetico, che hanno posizioni di capitale molto solide e che hanno la potenzialità di sorprendere positivamente in termini di crescita dei prestiti e/o di costo del rischio, mentre al contrario, rimaniamo negativi su alcune banche europee di maggiori dimensioni con una struttura complessa, un’ampia esposizione ai mercati emergenti e al settore dell’energia e che fronteggiano requisiti di capitale più restrittivi. Siamo negativi anche sulle banche polacche, dove le valutazioni ancora non riflettono il nuovo status quo di rendimenti molto più bassi rispetto alla storia recente sia a causa dei bassi tassi d’interesse sia dell’intervento sempre più pervasivo del nuovo governo.

Sul mercato statunitense, infine, siamo generalmente negativi sulle banche che operano in Paesi le cui economie sono significativamente esposte al settore energetico. Mentre siamo positivi sulle banche americane focalizzate sul mercato retail, dove il business dei crediti residenziali beneficia sia del miglioramento del reddito disponibile delle famiglie che delle basse quotazioni del petrolio. Infine, siamo negativi su alcune banche dei Paesi Emergenti che fronteggiano accantonamenti crescenti e che mostrano livelli di capitale relativamente deboli per fronteggiare un peggioramento del quadro macroeconomico.

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