Banche sotto pressione, ripiega il petrolio

A cura di Vincenzo Longo, market strategist di IG
Chiudono in forte calo le borse europee in una seduta apparsa molto volatile sin dalle prime battute. Nel giorno post Fed, gli investitori sono tornati concentrarsi sul petrolio e sulle banche. Questo pomeriggio, il ministro dell’Energia russo, Alexander Novak, ha fatto sapere che Mosca e Riad starebbero lavorando a una proposta per un taglio della produzione di greggio del 5%. La proposta dovrebbe essere presentata nella riunione dell’Opec di febbraio, dove potrebbe essere presente anche la stessa Russia, nonostante non faccia parte del cartello. La notizia ha messo le ali ai prezzi del petrolio, schizzato di oltre 6 punti percentuali. Il Brent e WTI si sono avvicinati rispettivamente a quota 36 e 35 dollari, livelli che non vedevano da 3 settimane. Anche le borse hanno reagito bene, riducendo sensibilmente i cali.
I movimenti si sono invertiti subito dopo la smentita di un delegato OPEC, secondo cui dall’Arabia Saudita non sarebbe arrivata nessuna proposta. Il petrolio si è così allontanato dai massimi e le borse sono tornate verso i minimi di seduta. Nonostante tutto il petrolio è rimasto su prezzi mediamente più alti rispetto a quelli della mattinata, segnale questo che gli operatori si attendono che un taglio alla produzione possa essere deciso nel corso delle prossime settimane.
Un ruolo da protagonista oggi lo hanno avuto le banche, oggetto di forti vendite sui mercati. I cali sono stati diffusi in tutta l’Europa. Crediamo che a scatenare le vendite sia stata la trimestrale deludente di Deutsche Bank, che nel 2015 ha registrato perdite per quasi 7 miliardi di euro (di cui 2,1 solo nel 4° trimestre). Il titolo a Francoforte ha chiuso in calo di quasi il 6%. Nonostante il profit warning lanciato la scorsa settimana, il colosso tedesco è stato bersagliato dalle vendite in scia all’outlook poco incoraggiante dei prossimi trimestri.
Particolarmente penalizzate sono state anche le banche italiane, con cali che vanno dal 5% di Intesa SanPaolo al quasi -10% di BPM. Il settore rimane sotto pressione nonostante l’accordo raggiunto tra Roma e Bruxelles sul tema della Bad Bank. Nonostante gli ultimi dettagli annunciati stamane sui costi delle garanzie, manca ancora il parametro principale, ovvero a che prezzo saranno ceduti i crediti deteriorati dalle banche ai singoli veicoli (SPV). Il tema è tutt’altro che trascurabile. Un prezzo troppo basso rispetto al valore nominale potrebbe richiedere ulteriori svalutazioni agli istituti che hanno in bilancio questi crediti a valori superiori al 30% del loro valore nozionale. Il tema è spinoso e complicato dal fatto che il prezzo di questi crediti non è noto, dato che non esiste un mercato.
Gli operatori guardano già alla seduta di domani, quando in agenda abbiamo la stima flash sul Pil Usa. I mercati sembrano essere già pronti a un rallentamento della crescita rispetto al trimestre precedente, ma dati lontani dal consenso potrebbero accentuare i movimenti. Nella notte è atteso invece l’esito della riunione della Bank of Japan, da cui il mercato si aspetta nuove misure di stimolo.

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